Un turiferario del sistema, quale Paolo Mieli, non si poteva certo sfuggire l’occasione per tessere sul Corriere le lodi (?) del governo giallorosso, presieduto dall’ex- Carneade, Giuseppe Conte. L’editorialista (La buona prova dell’Italia) rivendica all’esecutivo il merito, quanto mai tardivo, di “aver imboccato la via giusta per affrontare la battaglia decisiva contro il virus venuto dalla Cina”.

Mieli, in pieno slancio retorico e adulatorio della maggioranza grillino – “democratica”, attribuisce, dimenticandosi totalmente dei tempi e dei segnali allarmanti e agghiaccianti, provenienti, primi nell’Europa occidentale, dalla Lombardia e dal Veneto, all’Italia l’inesistente merito di “avere iniziato a combattere una battaglia in anticipo sui Paesi di tutta Europa costretti nelle ultime ore a prendere le stesse iniziative da noi già adottate e che ci valgono le congratulazioni della comunità internazionale”.
Nella sua inarrivabile faziosità, Mieli si dimentica di sottolineare che tutte le iniziative di tutela e di salvaguardia sono state assunte, grazie alle pressioni, in parte inascoltate, dei partiti dell’opposizione di centro – destra. Non segnala nemmeno lontanamente la macroscopica fuga di notizia dal Nord al Sud, che ha comportato l’esodo di migliaia di persone, esodo che potrebbe avere drammatici effetti, non dovuto certo a FdI, a Forza Italia o alla Lega.
Dopo avere, con trasparente timore, affermato che la nazione, responsabile dell’epidemia, “si è mossa con un grande ritardo iniziale”, ha tenuto a dire, come fosse difficile per un regime dittatoriale tanto pesante, che la Cina “ha dato prova di estrema risolutezza”.
Assurdi, frutto di connaturata piaggeria, sono i meriti riconosciuti al presidente del Consiglio, fino a quello, al sommo dell’incredibile, “di aver saputo costruire in questo frangente un particolare rapporto con l’opposizione”. Il solo ed unico merito dello “statista” della Capitanata è stato quello di rendersi conto della fondatezza delle misure proposte dall’opposizione, per una volta incisiva, dettagliata e puntigliosa.
E meno male che Mieli, in un sussulto di serenità critica, prevede che al termine della lunghissima fase del Covid 19, “non ci saranno iniezioni di cemento che possano rafforzare il governo”. Ben sa che esso è formato e fondato con un personale superficiale, dilettante, profondamente ed inguaribilmente inadeguato, espressione di due fazioni, l’una solo presuntuosa e l’altra da sempre velleitaria.