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Pandemia 22/ Vietato scrivere che troppa gente sta morendo

di Domenico Bonvegna
29 Marzo 2020
in Home, Società&Tendenze
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Visto che ad oggi secondo i dati ufficiali, le persone che hanno perso la vita sono 10.799, mentre due giorni fa, ne sono deceduti in un solo giorno ben 969, un record. A questo tragico bilancio bisogna aggiungere 51 medici e 79 sacerdoti deceduti. Non solo ma pare che i morti sono molti di più perchè la Protezione Civile, non prende in considerazione quelli che sono scomparsi nella propria abitazione, oppure perchè non c’era posto negli ospedali. Quindi emerge che c’è stata una qualche forma di discriminazione, anche se non si può imputare ai medici che stanno facendo un grande lavoro per salvare più vite possibili. Sulle discriminazioni ho fatto riferimento a un editoriale di Riccardo Cascioli, direttore de LaNuovaBQ.it, il 23 marzo scorso, ftra l’altro citava anche le linee guida di etica clinica della SIAARTI.

Poi c’è la questione dei contagi, i bollettini ci dicono che stanno diminuendo, ma come fanno a dirlo, se non fanno il tampone a tutti? E’ un mistero.

Uno studio sui decessi nella cittadina di Nembro in provincia di Bergamo, si desume che i decessi potrebbero essere, almeno quattro volte in più, rispetto a quelli ufficiali. Se si generalizzano questi dati a tutto il Paese si potrebbe arrivare di questo passo a decine e decine di migliaia di morti. Del resto gli stessi sindaci dei comuni più colpiti del bergamasco nelle ultime ore lo stanno evidenziando.

A fronte di questi dati drammatici, possiamo scrivere che si tratta di una vera e propria ecatombe di anziani? Si può scrivere che ci sono state troppe inadempienze, ritardi nel prendere le misure giuste per contrastare il virus? Si può scrivere che il presidente del Consiglio Conte aveva deliberato lo stato di emergenza firmando sulla Gazzetta Ufficiale il 31 gennaio scorso? E quindi è passato quasi un mese prima di prendere serie decisioni per combattere l’epidemia?

Sembrerebbe che in questo dramma che stiamo vivendo non è consentito dissentire per nessun motivo. Pertanto chi ricorda che c’è un’ecatombe di anziani uccisi dal virus, ma probabilmente anche per colpa di chi doveva vigilare e anticipare l’epidemia, viene accusato come un disfattista, uno sciacallo, uno che strumentalizza sui morti. Un lettore commentando un mio articolo ha scritto che strumentalizzo i morti.

Di sciacallaggio è stato accusato anche il giornalista Daniele Capezzone, dalla parlamentare Barbara Lezzi durante la trasmissione su rete 4.

In questo momento quelli del governo e la maggior parte dei Media, ripetono come un mantra, che non bisogna fare polemiche. Appena uno ricorda che si è perso un mese giocando con il razzismo, con tutto va bene, teniamo aperto, è solo un’influenza, allora ti aggrediscono. Invece è nostro diritto dissentire e raccontare quello che non è stato fatto, come fanno i giornali non allineati, «vogliamo parlare dei vostri tentennamenti nello scegliere le strategie più appropriate, dell’approssimazione dei dati che fornite (abbiamo scoperto due giorni fa che i contagiati sono dieci volte più numerosi di quelli che voi comunicate giornalmente), per non parlare dei messaggi irresponsabili di minimizzazione: vero sindaco di Milano, Sala, col tuo slogan “Milano non si ferma”? Vero Zingaretti, col tuo aperitivo a sostegno di Sala? I dieci giorni che intercorrono dall’aperitivo alla chiusura della città saranno decisivi per l’espandersi dell’epidemia […]».E’ vergognoso continua il giornale cattolico, «a come avete tentennato a prendere provvedimenti, a come avete lasciato senza mascherine, senza dispositivi sanitari i medici, gli infermieri, gli stessi malati, a come avete cercato di nascondere le vostre responsabilità dietro quelle di presidenti di regione e sindaci».(Romano, l’Osservatore, “Il governo deve riconoscere le sue tremende responsabilità”, 26.3.2020, LaNuovaBQ.it)

A ben vedere per certi versi sembra di rivivere lo stesso clima della Grande Guerra del 15-18, chi dissentiva, contro quella guerra sostanzialmente inutile, così definita dall’allora pontefice Benedetto XV, era un disfattista. E’ capitato che soldati al fronte dopo qualche frase fuori posto siano stati processati come biechi sovversivi, ma anche i parenti nelle retrovie non se la passavano bene. E’ noto che in quei mesi, il governo italiano censurava e controllava ogni movimento sospetto ma anche tutta la corrispondenza tra i soldati al fronte e le loro famiglie. Famoso fu il bando del generale Cadorna «sono punibili tutte le espressioni anche generiche: denigrare le operazioni di guerra, disprezzare l’esercito, oltraggiare persone, diffondere certe notizie».

A suo tempo ho lette e recensito un interessante volumetto, “Plotone di esecuzione”,  dove si poteva leggere che “Al fronte costituisce reato far sapere alla propria famiglia che la guerra sta provocando una quantità di morti”. Addirittura il governo di allora decideva e fissava quanti millimetri un giornale deve dedicare agli annunci mortuari. I giornali dovevano sminuire la crudeltà della guerra. Si raccomandava di denunciare i sospetti di disfattismo. 

Ancora non siamo arrivati a questo punto, e probabilmente non arriveremo mai, però sono evidenti i segnali discriminanti nei confronti di quei italiani che osano protestare o che non si comportano secondo le regole (penso ai runner, nuovi untori) imposte dal governo.

Tags: BergamocoronavirusGiuseppe Conte
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