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Pandemia 34/ Due casi d’ordinaria idiozia governativa

di Maurizio Gussoni
8 Maggio 2020
in Home, Società&Tendenze
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Vale la pena di utilizzare due piccoli esempi di realtà romanzesche partorite dal Governo in periodo di virus. Un Comitato della Croce Rossa era titolare, da anni, di un’importante convenzione con un ospedale del nord.  La convenzione riguardava il trasporto in ambulanza e centro mobile di rianimazione dei pazienti che necessitavano di delicati trasferimenti. Normalmente un cliente cambia il fornitore quando ne è scontento, ma la Pubblica Amministrazione no. Lo fa e basta, senza saperne il perché. Infatti, nel nostro caso lo ha fatto, bandendo una gara e proponendo una cifra complessiva che ha avuto il pregevole risultato di far diventare economicamente improponibile il servizio.

Quindi la Croce Rossa si è dovuta ritirare, lasciando campo libero ad una non meglio identificata srl. Ed i dieci dipendenti che lavoravano su quella convenzione? Nessuno dei burocrati si è ricordato di imporre, nel bando, il riassorbimento dei lavoratori a carico del nuovo aggiudicatario. Quindi la Croce Rossa, senza più l’entrata economica, non avrebbe potuto far altro che licenziarli. Visto che gli stipendi, i contributi ed i buoni-pasto, anche con un’ottima concimazione, difficilmente crescono nei campi. Ma non era così dolorosamente semplice, infatti il dotto e suadente Governo, quello dell’avvocato del popolo Giuseppe Conte, a causa della stagione psico-virale Covid19, aveva decretato il blocco dei licenziamenti. Prima di 60 giorni, poi magnanimamente esteso a cinque mesi. Ma, come per la gara, non un blocco pensato e ragionato, ma un blocco e basta. Risultato? La Croce Rossa deve tenersi i dieci dipendenti e, correttamente, pagarli… e basta. Anche se il servizio non lo ha più! Ma, visto che l’avvocato del popolo è capace di pensate del genere, forse non era meglio assoldare un fattore di campagna, ben più pratico di conti e di buon senso?

Ed ora passiamo alla seconda genialata. E’ la norma racchiusa nella bozza del decreto economico di maggio e che riguarda le domestiche. Se abbiamo capito bene, chi ha deciso di pagare per intero la propria colf, pur lasciandola a casa per il virus, non prenderà un accidente. Invece Conte darà il sussidio, ma solo alle domestiche che hanno subito la decurtazione (almeno del 25%) o l’annullamento delle stipendio da parte del datore di lavoro.
Insomma, alla fine, sono puniti i datori di lavoro che si sono messi una mano sul cuore ed hanno aiutato chi aveva più bisogno. Mentre chi, per necessità o per (più diffusa) scarsa generosità, ha fatto i propri interessi, è stato premiato. E meno male che Conte è tanto devoto a Padre Pio, il santo vicino ai poverelli!
Ovviamente il tutto è stato escogitato in modo magliaro, infatti la norma si riferisce al mese… già passato. Speriamo, che, almeno una volta nella vita, questi devoti insieme con i loro manutengoli riescano a vergognarsi!
Ed ora non ci rimane che tornare, come diceva il grande Eduardo, a “sbarcà a nuttata” sorbendoci i melensi interventi tv, da parroco di campagna, dei vari Severgnini o gli scomposti dogmi alla Savonarola dei vari Scanzi. Tutti ospiti fissi, ci mancherebbe, della Gruber. La staffetta partigiana… che operava dalla terrazza del lussuoso hotel Palestine di Bagdad.

Tags: coronavirusCroce Rossa Italiana
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