La Striscia di Gaza rischia di rimanere del tutto “al buio” mentre la distanza fra le autorità di Gaza e Ramallah, Hamas e Fatah, si fa sempre più profonda. Intanto, gli abitanti della Striscia vivono in una condizione sempre più difficile a causa della mancanza di elettricità e dei recenti tagli di stipendio attuati da Fatah.
Lo scorso 19 aprile, l’inviato Onu per il processo di pace, Nickolay Mladenov, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione tesa, chiedendo alle due autorità palestinesi un approccio unito al problema elettrico. La situazione energetica a Gaza è peggiorata quando, il 16 aprile, l’unica centrale elettrica della Striscia ha smesso di funzionare perché rimasta senza carburante. Le ultime scorte, donate da Turchia e Qatar, sono finite e Gaza afferma di non potere permettersi di acquistarne altre per via delle tasse imposte dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) di Ramallah.
Il 17 aprile la Gaza Electricity Distribution Company ha affermato che la centrale può fornire solo un terzo dell’elettricità che servirebbe: 133 megawatt al giorno, contro i 450 e 500 necessari. Israele fornisce 120 megawatt e l’Egitto solo 13, dopo la disconnessione di una delle linee elettriche il 18 aprile notte.
La situazione energetica nella Striscia è motivo di continue tensioni fra Fatah, alla guida dell’Autorità nazionale palestinese e Hamas, autorità della Striscia.
L’Autorità energetica di Gaza aveva avvisato, all’inizio del mese, del rischio che la centrale elettrica smettesse di funzionare. Inoltre, a scatenare le tensioni c’è stato l’annuncio ad inizio mese della riduzione di circa il 30% degli stipendi dei cittadini di Gaza elargiti dall’Anp. Il taglio dei salari è stato giustificato dal portavoce dell’Anp Yousif al-Mahmoud con la riduzione degli aiuti dell’Unione europea. Giustificazione che non è stata ben accettata da Gaza, dove diverse manifestazioni si sono riversate per le strade.
Il risultato è che Hamas e Anp incolpano l’un l’altro per la crisi. L’Anp afferma, utilizzando le stesse parole rivoltegli dell’autorità di Gaza, che Hamas è responsabile di aver “creato una nuova crisi nella Striscia”.
Abdullah Abdullah, membro del consiglio rivoluzionario di Fatah ha commentato: “Le tasse sono state sospese per molti mesi, ma i responsabili di Gaza si stanno tenendo i soldi non comprando carburante […] L’Anp, invece, sta pagando risorse elettriche – quella che vengono dall’Egitto e da Israele”.
Il problema energetico ha gravi ripercussioni sull’ospedale Al Shifa, il principale della Striscia, in particolare per i malati renali in dialisi. Il portavoce del Ministero della salute di Gaza, Ashraf al-Qadra, ha dichiarato che la crisi ha costretto il Ministero a ridurre i servizi negli ospedali, senza specificare quali. Per l’Onu, Gaza potrebbe diventare inabitabile entro il 2020.
fonte Asianews
solidarieta’ al popolo incarcerato