Per soli nove voti il governo Borne è riuscito a sopravvivere alle due mozioni di sfiducia presentate dalle opposizioni, con un voto che ha avuto anche l’effetto di portare all’approvazione della riforma pensionistica voluta dal presidente Macron ed osteggiata da sindacati e forze sociali.
Se sotto il profilo strettamente politico è interessante notare come il voto di ieri abbia portato alla spaccatura dei Repubblicani – con 19 deputati che hanno votato a favore della sfiducia, mentre il resto del partito di centrodestra è corso in soccorso della maggioranza presidenziale – è la risposta della piazza l’elemento di maggior interesse.
Dopo il voto violenti scontri sono divampati a Parigi ed in altre città, il bilancio provvisorio è di 113 persone fermate solo nella capitale. Segnalati diversi feriti, migliaia i poliziotti impiegati per far fronte alle manifestazioni di protesta. Manifestazioni e scioperi che proseguiranno anche nei prossimi giorni: annunciata per giovedì una giornata di protesta, mentre continuano i blocchi stradali e gli scioperi, anche in settori strategici come raffinerie e trasporti.
Il presidente Macron – consenso al 28%, minimo storico – è sotto attacco da sinistra con Melénchon che si appella alla “sfiducia popolare” ed annuncia ricorsi, e da destra, con Marine Le Pen intenzionata a sfruttare le divisioni dei Repubblicani e a porsi come difensore del (prodigo) sistema sociale francese.