La Cina è sempre più vicina. Avanzano velocemente i lavori per la ferrovia veloce che fra qualche anno collegherà Budapest a Belgrado (e poi al Pireo). Lo conferma l’operatore ferroviario ungherese Mav che ha aperto i cantieri sulla tratta magiara tra Budapest e il confine serbo. Lavori che erano stati appaltati già nel 2019 a un consorzio tra imprese ungheresi e cinesi. Il costo stimato dell’intero progetto è di Euro 3.2 Mld (in costante crescita), di cui l’85% è finanziato tramite prestiti della China Exim Bank, sia per il tratto serbo (Liu, 2019), sia per quello ungherese (Rogers, 2019), mentre per il restante 15% rimane in capo ai rispettivi governi.
«Con il rinnovamento della linea, avremo una ferrovia migliore», finalmente a doppio binario, tra Budapest e Belgrado e tra Budapest e Vienna, con una velocità massima di 200 chilometri all’ora», ha specificato il presidente della Mav, Robert Homolya. Si tratta di un investimento epocale, su un’infrastruttura, dopo mezzo secolo d’abbandono, nuovamente strategica. I tempi di percorrenza tra le due capitali si ridurranno della metà (da otto a tre e mezzo ore), consentendo una velocizzazione del trasporto merci e trasformando l’Ungheria nel hub logistico della Mitteleuropa e Balcani. Il ministro magiaro dell’Innovazione, Laszlo Palkovics, non ha dubbi. All’inaugurazione, significativamente a fianco dell’ambasciatore cinese Qi Dayu, ha ribadito che «le ferrovie saranno al centro dello sviluppo del trasporto in Ungheria nei prossimi 10-15 anni e la linea ferrovia con Belgrado sarà uno degli investimenti prioritari». A sua volta la Serbia ha quasi concluso la modernizzazione dei 184 chilometri di ferrovia da Belgrado al confine serbo-ungherese.
Un altro tassello si aggiunge così al grande puzzle europeo di Pechino. La linea farà affluire con ancora più facilità merci “made in China” nel cuore dell’Europa centrale: una volta sbarcati nel porto greco del Pireo (controllato da Pechino), i containers attraverseranno Macedonia del Nord e Serbia e poi in Ungheria e da lì in tutta l’Europa. Qualcuno a Bruxelles se ne è accorto?