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Home Economia

Perchè l’Italia marittima ha bisogno di un Ministero del Mare

di Nicola Silenti
12 Febbraio 2021
in Economia, Home
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Perchè l’Italia marittima ha bisogno di un Ministero del Mare
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Almeno dagli inizi degli anni Duemila ho pubblicato articoli e interviste suggerendo l’istituzione di un ministero del Mare. Un’idea che recentemente è stata ripresa e rilanciata da un numero crescente di autorevoli addetti ai lavori. Per intendere quanto sia strategicamente importante l’Italia dal punto di vista marittimo basterebbe notare che il nostro Paese presenta oltre 8000 km di costa nel Mediterraneo a fronte di 60 milioni di abitanti, mentre in Cina vivono oltre un miliardo e 400 milioni di persone con coste per un ammontare di 14.000 km. La “galassia” del mare ogni anno frutta al nostro Paese beni e servizi per valori pari a 34 miliardi di euro (2% del PIL) e acquista presso le altre branche dell’economia forniture per 20 miliardi di euro. Le persone occupata ammontano ad almeno 530 mila.

Ora che per di più il Regno Unito è uscito dall’Unione Europea, l’Italia può ricoprire un ruolo sempre più rilevante di guida per le politiche marittime dell’Unione Europea valorizzando una tradizione secolare e rendendo il Mediterraneo un centro di rilancio dei trasporti, del turismo, della pesca, delle risorse minerarie sottomarine, delle energie rinnovabili marine e di tutto il comparto industriale legato al mare. L’indotto, enorme, investe anche le industrie e il terziario dell’entroterra. Il Mare può diventare asse per un ripensamento delle strategie industriali e dell’intera economia.

Eppure, a dispetto dei tanti consensi degli ultimi mesi, questa idea era partita ormai quasi vent’anni or sono dalla Sardegna con il sostegno ed il consenso del Collegio Nazionale Capitani di lungo corso e di Macchina.  Una voce che per anni è rimasta inascoltata, nonostante una lunga serie di articoli, comunicati ufficiali e interviste, come quella del lontano 2004, dove si chiedeva al governo di Roma, nero su bianco, il ripristino del Ministero del Mare.

Nel 2018 si è notato il crescere dell’interesse da parte di addetti ai lavori e di rappresentanti politici, specie nell’ambito della blue economy, fra cui la Confitarma, Federpesca, Assonave e Assiterminal. Inoltre Confindustria, nella persona del suo presidente Vincenzo Boccia, sul “Sole 24ore” aveva ufficializzato al nascente governo la richiesta di istituire tale ministero e, come ricordato, già nei primi anni duemila la Delegazione di Cagliari del Collegio Capitani di Lungo corso e di Macchina aveva espresso, motivandola, tale richiesta segnalando  l’importanza di mettere a disposizione dei professionisti del settore un punto di riferimento unico con personale qualificato, così da comporre una efficiente macchina amministrativa che avrebbe consentito a tutti risparmi notevoli in termini di tempo e risorse da dedicare agli adempimenti burocratici.

In assenza di un ministero apposito sono fiorite regole astruse, corsi inutili per professionisti già formati, regolamenti superflui, certificati per ogni occasione, marche da bollo, timbri, esami. Tutti freni, lacci, impicci che non servono se non a far perdere tempo a chi lavora e a creare aggravi di costi per un comparto di importanza strategica per la nazione. Un ministero del Mare sarebbe un riferimento anche in tema di aggiornamento e prospettive occupazionali. Inoltre alla portualità italiana serve una visione d’insieme dove le interconnessioni fra porti, reti stradali e ferroviarie, supportate da un appropriato sistema di logistica integrata e innovativa, rivestono ruoli determinanti, anche tramite lo sviluppo della “smart logistics”.

Occorre dunque avere un ministero del Mare e cioè un ente capace di mettere a sistema la gestione del cluster marittimo. Tale struttura deve essere in grado di recuperare, rinnovandole, le esperienze e il know-how del ministero della Marina mercantile. A integrazione delle argomentazioni a favore, va citato il fatto che diversi altri Paesi del Mediterraneo dimostrano l’assoluta necessità di avere un ministero del Mare. Difatti paesi come Grecia e Cipro dispongono di Ministeri del Mare, la Spagna dal canto suo ha potenziato i suoi enti dedicati, come i Puertos del Estado e il Ministero de Fomento. La Francia ha istituito un Segretario del Mare facente capo al presidente. Il corrispondente ministero si occuperà di industrie navali, porti, trasporti via mare, acquacoltura, pesca, turismo marittimo, energie e biotecnologie marine.

Nel 2020, lasciava ben sperare il rapporto pubblicato dalla Fondazione Fare Futuro, intitolato “Rapporto Italia 20.20 sull’interesse nazionale”, pubblicato con l’ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi; di questo, un’intera sezione era dedicata al “Ministero per l’Economia del Mare”. Oggi si nota che l’interesse intorno al progetto è ancora vivo. L’auspicio è che la fiamma resti accesa e l’idea possa passare al vaglio di questo governo per essere concretizzata prima possibile.

Tags: economiaMareMediterraneotrasporti
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