Con la presentazione del 94° volume del “Dizionario biografico degli italiani”, dovrebbero mancare solo 6 volumi per chiudere e concludere questa sessantennale iniziativa, in cui si è palesata, ormai da decenni, una parcellizzazione eccessiva delle analisi biografiche, spesso di dimensioni esagerate immotivate, con non poche omissioni salienti.

Indicativi sono i casi rappresentati dai profili riguardanti Fiorentino Sullo e Fernando Tambroni Armaroli. Occupano addirittura 10 pagine equamente ripartite, dal contenuto meramente giornalistico, assai debolmente storico, nel caso dell’avellinese acritiche e in quello del marchigiano, puntate sull’ovvia denunzia dell’esperienza governativa monocolore del marzo – luglio 1960, realizzata con l’appoggio esterno del MSI, inutile e autolesionistico, del tutto privo di contropartite espresse o occulte. Non può essere perduta e va valutata nella sua natura velenosa l’ apartheid proclamata nei suoi riguardi: dapprima accantonato, poi escluso dal consiglio nazionale, quindi, come epilogo, non ricandidato nelle elezioni politiche del 1963. Stessa sorte dell’accontonamento tocca, per ben altre ragioni, anche, dopo lo scandalo Lockheed, al socialdemocratico Mario Tanassi (1916 – 2007), modello esemplare di una classe politica grigia e conformistica, come quella socialdemocratica.
Lasciano poi perplessi, in un tomo, in cui 2 pagine sono dilapidate per il criminale, campione del brigantaggio, Giuseppe Nicola Summa, meglio conosciuto come “Nico Nanco”, e 3 per il cantante di estrema sinistra Nanni Svampa, abbandonato, dopo anni di collaborazione, dal vecchio collega Lino Patruno, l’omissione delle “voci” riguardanti Kurt Erich Suckert, recte Curzio Malaparte e l’irredentista Fulvio Suvich.
Si raggiunge un culmine incredibile con la esclusione totale di Giuseppe Talamo (1925 – 2010), ideologicamente uomo di sinistra, ma storico equilibrato, autore di fondamentali volumi e da ultimo presidente dell’Istituto nazionale di storia del Risorgimento.
L’eccellente rivisitazione biografica relativa a don Luigi Sturzo, dovuta a Francesco Malgeri, rivela nella sezione bibliografica l’eloquente esiguità degli studi sulla c.d. e maledetta “operazione Sturzo”, potenziale svolta nel ruolo della DC, da allora sempre più condizionata dalla propria sinistra interna. Viene segnalato solamente lavoro, risalente al 2002.
Nonostante si insista maliziosamente su presunte gelosie nutrite da gerarchi fascisti nei confronti di Bonaldo Stringher (1854 – 1930), non è possibile nascondere e sottovalutare la sua collaborazione leale con Mussolini, verso il quale l’esperto banchiere friulano si dichiarò “molto devoto” e “molto affezionato”.
Risultano evidentemente ineludibili ed inevitabili i profili apprezzabili, relativi al geologo Giuseppe Stefanini (1882 – 1938), “convinto assertore dell’espansione coloniale italiana”, a Luigi Stefanini (1891 – 1956), “figura eminente dello spiritualismo cristiano”, iscritto al PNF dal 1932, all’insuperabile campione velico Agostino Straulino (1914 – 2004), impegnato come “uomo gamma” nella Decima flottiglia MAS, al giornalista e drammaturgo trevigiano Luigi Sugana (1857 – 1904), “fervente nazionalista, convinto della fusione armoniosa fra Serenissima e nuovo Stato italiano”.
Di segno positivo, inteso come imparziale e non settario, sono le “voci” su Eugenio Tanzi (1856 – 1934), secondo un verbale, espressione, quindi un giudizio collettivo, della facoltà di Medicina e Chirurgia fiorentina, una delle “figure più nobilmente rappresentative della neuropsichiatria italiana”, “cittadino e patriota: irredentista, interventista”, “fra i primissimi [a sentire] la bellezza e la forza del fascismo redentore”, e su Antonio Taramelli (1868 – 1939), archeologo tra i massimi della Sardegna contemporanea, nominato senatore nel giugno 1934 nella categoria dei cittadini, che avevano “illustrato la Patria con servizi e meriti eminenti”.
Nonostante siano presenti giornalmente sulla stampa articoli antinazionali ed appaiano di sovente pamphlets di riprovazione del nazionalismo, siano innalzati anacronistici inni elegiaci per i vessilliferi delle “democrazie regionali” sarda (Lussu) e valdostana (Emile Chanoux) e nella scuola, guidata dal leghista Bussetti, siano utilizzati a modello di pensiero sherpa ideologici della sinistra, come Stajano e come Tomaso Montanari, quasi inaspettatamente alcuni altri profili non risultano deformati dalla lente della faziosità. Sono quelli riguardanti Nino Tamassia (1860 – 1931), tutore dell’identità italiana nella fase successiva alla Prima guerra mondiale, e Attilio Tamaro (1884 – 1956), irredentista triestino, autore largamente citato da De Felice. Torna attuale, dopo il cortigianesco atteggiamento di Salvini con Trump (Malgieri ha giustamente parlato di inchino), il lavoro di Tamaro, apparso nel 1952, di riprovazione all’atteggiamento delle grandi potenze, prime fra tutte gli Stati Uniti, negli accordi di pace del 1947.
Infine imparziale e fondata è la scheda sul gesuita di altra epoca, Pietro Tacchi Venturi (1861 – 1956), “guida culturale della conciliazione” .
“Dizionario biografico degli italiani”, vol. 94° (Stampa – Tarantelli), Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 2019, pp. 860.