Allora, amici, proviamo a fare il punto della situazione, cercando di dare una lettura asettica e scevra da condizionamenti culturali o ideologici. L’emergenza Covid non ha fatto altro che accelerare uno stato di decozione della società italiana, da tempo in corso di impoverimento economico e sociale. Già oggi abbiamo un livello di indebitamento pari a circa il 160% del Pil. Per capirci, se dovessimo ripianare tutto il debito accumulato, dovremmo destinare alla causa tutta la produzione di ricchezza, ivi compresi gli stipendi e gli emolumenti personali di ogni italiano, generati nei prossimi due anni. E ciascuno (ma proprio ognuno di noi, bambini e pensionati compresi) dovrebbe nel frattempo vivere attingendo ai propri risparmi o, se non ne ha, semplicemente morire di fame. In tutto questo, si aggiunge un calo di competitività della nostra economia, dovuta ad elementi sia congiunturali che strutturali, che stanno determinando un crollo della produttività ed una progressiva riduzione dell’offerta di posti di lavoro; quindi disoccupazione, povertà diffusa, disagio sociale.
In questo panorama, chiunque abbia sin qui governato (con dolose responsabilità anche da parte del centro destra) ha ragionato sempre e solo nell’ottica della costruzione o del mantenimento del consenso personale politico immediato. Quindi continuo ricorso alla crescita del debito pubblico, quasi che lo stesso non rappresentasse una zavorra per ciascuno di noi; utilizzo delle casse dello Stato per la distribuzione di prebende a pioggia, dall’importo singolarmente poco apprezzabile e di nessun conforto per le potenzialità di sviluppo dell’economia generale. È la logica che conduce al reddito di cittadinanza, alla riduzione del cittadino in stato di schiavitù verso il politico di turno, dalla cui magnanimità dipende la possibilità di mettere insieme il pranzo con la cena. Il tutto, condito con l’abitudine a spendere ogni anno più del tanto e del troppo che lo stato sottrae dalle tasche dei cittadini perché, come insegnava la Thatcher, “non esiste il denaro pubblico, esiste solo quello dei contribuenti”.
Oggi, giunti ad uno stato disastroso quasi irreversibile, ci si pone il problema di gestire un finanziamento europeo in misura pari (tra Recovery Plan e MES) a circa il 25% del nostro debito complessivo, che potrebbe risultare salvifico solo se utilizzato con lungimiranza e capacità di investimento, non condizionata dal sondaggio per la prossima tornata elettorale. O, viceversa sarebbe la nostra tomba. L’opzione che ci si pone, per gestire questa fase senza precedenti, è allora la seguente: da un lato abbiamo la potenziale offerta del sistema politico (all’interno del quale non è dato peraltro di riconoscere né un Churchill, né un Reagan, ma neppure un povero bistrattato Andreotti); dall’altro c’è la possibilità di ricorrere alla autorevolezza e credibilità dell’unico italiano riconosciuto a livello internazionale, capace di confrontarsi sempre da pari a pari, spesso da superiore verso inferiore, con qualunque interlocutore a livello politico e finanziario globale (come peraltro ha già dimostrato negli anni in cui ha occupato il ruolo di presidente della BCE, impegnando le risorse per acquistare i titoli del nostro debito mantenendo calmierati i tassi, noncurante della contrarietà di Berlino).
Siamo di fronte all’ultima chiamata per l’Italia; pensiamo davvero che qualunque partner della politica sia in grado di cambiare la propria impostazione culturale, ed affrontare la gestione di questi fondi straordinari con un’ottica di lungo periodo, finalizzandone l’utilizzo a sviluppo e ripresa? O, molto più facilmente, non correremmo piuttosto il rischio che qualunque degli attuali attori finirebbe per utilizzare il nuovo e maggiore debito per qualche nuova ed inutile assunzione in carrozzoni pubblici, salvataggio di aziende decotte ed improduttive, pagamento di commissioni straordinarie per acquisti pubblici (in Consip, per dire, non si andrebbe poi lontano dal giusto se fosse preventivamente messo in galera anche il custode all’ingresso) e via discorrendo? Non pensate che sarebbe troppo ghiotta l’occasione per foraggiare i “clientes” e raccattarne di nuovi? In piena coscienza, a chi vi affidereste? A Borghi, a Brunetta o a qualunque esponente di FdI che ha, dell’economia, una visione identica a quella di Landini? E mi tengo, per carità di patria solo sotto questa metà del cielo, che se poi ci girassimo di là… Scusate la rudezza, ma davvero qui siamo all’ultima curva per salvare il sistema.
E, nella mia visione darwinista della vita, in cima alla scala pongo sempre la necessità di investire sulla crescita e la salvaguardia di chi produce ricchezza perché, senza quelli, non mangerebbe nessuno. Neppure i cantori della filosofia umanista ed i sacerdoti della solidarietà con il denaro altrui.
Pienamente d’accordo. Mi permetto di aggiungere che oggi il centro destra deve decidere cosa vuole fare da grande. Rappresentare l’opposizione sempre e comunque per aumentare i consensi o riprendersi il Paese e governarlo. Dal punto di vista del consenso indubbiamente dire no a Draghi, è facile prevederlo, pagherà in termini di voti. Non per nulla è la strada su cui punta Giorgia Meloni. Ma dire si a Draghi significa condizionarlo in Parlamento e imporre le proprie strategie in un momento cruciale della nostra storia. Credo non sia un caso che la Lega che al nord è forza di Governo, sia molto più possibilista. Inoltre votare Draghi, significa annullare politicamente i 5 Stelle che a quel punto sarebbero obbligati a ritirarne il sostengno, per non cadere nell’imbarazzo di appoggiare un governo assieme a FdI, Forza Italia e Lega.
Se la Salvini o Meloni appoggeranno il governo l’unico risultato sarà quello di consegnarsi ad un suicidio politico con gran giubilo di Mattarella
Chi produce ricchezza ? i milioni di lavoratori che si spaccano le ossa e perdono la salute nelle acciaierie che sopportano il peso di un paese che ha una classe dirigente che specula e fallisce in tutti i campi dalle Banche all’Alitalia alle meravigliose privatizzazioni e concessioni varie ecco chi lavora non certo chi passa 8 ore al giorno davanti a un P.C. ! Questi sono i produttori gli altri sono gli speculatori che le fabbriche e il lavoro lo chiudono. Vedremo attendo con curiosità i suoi articoli tra qualche mese per confutare le “progressive” politiche di “sviluppo” del governo Draghi. Il tempo si è galantuomo e mi sembra che nel passato abbiamo già assistito a questo teatrino , le ricorda nulla il nome di Monti ? Comunque sia la maggioranza che sosterrà il governo sarà la stessa che ha sostenuto Conte e il centro destra sarà assolutamente ininfluente eseguendo un suicidio politico assistito… come si dice “AL NEMICO IN FUGA PONTI D’ORO”
Se è Draghi e le formazioni politiche che lo sostengono sono sicure di essere i “migliori” perché non decidere di andare a elezioni stravincere e governare con una maggioranza solida ?? Perché tutte le volte che si parla di “salvezza nazionale” avviene sempre alle spalle della volontà popolare ? ELEZIONI dopo una legistratura che non decolla al terzo tentativo non mi pare una bestemmia il voto.
Il suo discorso è identico a quello che dichiara Matteo Renzi, veda un po’ di trarne le coerenti conseguenze. Sono sicuro che insieme a la Boschi e la Bellanova Renzi troverà’ un posto anche per voi.