Un altro pezzo di eccelenza made in Italy si dissolve e la Liguria incassa l’ennesimo schiaffone. Ormai è confermato: Piaggio Aerospace ha presentato al Tribunale istanza di insolvenza e al ministero dello Sviluppo economico di amministrazione straordinaria. L’esito arriverà a giorni e scatterà la cassa integrazione per una parte del personale (almeno 600 su 1200 dipendenti, quasi tutti concentrati in Liguria).
Una fine annunciata. L’azienda ha accumulato 438 milioni di perdite e il tanto reclamizzato piano di salvataggio promesso da Di Maio non è mai arrivato. Un pasticcio disastroso. Restano le surreali dichiarazioni inserite nel verbale redatto al ministero la settimana scorsa: «Il sottosegretario Crippa ha introdotto l’incontro precisando che sono in corso interlocuzioni dell’azienda con la proprietà e con la Presidenza del consiglio, con il ministero dell’Aeronautica militare e con il ministero dello Sviluppo economico e che nei prossimi giorni potrebbero esserci importanti sviluppi». E ancora: «Il vice capo gabinetto Sorial ha concluso l’incontro confermando l’interesse del governo ai più alti livelli per il salvataggio dell’azienda. Il governo sta lavorando per conferire solidità di lungo periodo al piano industriale (…) A breve il tavolo ministeriale tra le parti verrà riconvocato per aggiornamenti».
Crippa e Sorial hanno parlato genericamente di un piano di «stabilizzazione finanziaria» della società controllata al 100% dal fondo Mubadala di Abu Dhabi attraverso un intervento pubblico. Il partner evocato avrebbe dovuto essere Leonardo, ma il gruppo controllato dal Tesoro a quanto risulta al Secolo XIX non è stato coinvolto nel dossier. La sensazione è che l’incontro al ministero sia stata «la goccia che ha fatto traboccare il vaso ad Abu Dhabi».
La nota diffusa da Piaggio è sconsolante: «Nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate». Tra le «assunzioni fondamentali» del piano industriale c’erano la vendita dei motori (non avvenuta) e i 766 milioni che avrebbero dovuto finanziare l’acquisto dei droni che il governo uscente ha lasciato in eredità al nuovo Parlamento, ma che le commissioni Difesa di Camera e Senato non hanno mai calendarizzato in attesa che il governo desse indicazioni.
L’azionista Mubadala rimarca di avere «investito in modo significativo negli ultimi 12 anni in Piaggio Aerospace, apportando consistenti capitali, promuovendo l’efficienza operativa e lo sviluppo di un piano industriale per nuovi potenziali programmi». Ma adesso Mubadala non è più «in condizione di apportare ulteriori risorse finanziarie in assenza di concrete prospettive». Amen.