In questi tempi di guerra e pandemia, capita spesso di ascoltare chi esibisca frasi scontate da Bacio Perugina del tipo “eravamo felici e non ce ne rendevamo conto “. Felicità può essere tante cose: ricoverare il fieno prima del temporale, la nascita di un figlio, la prima volta che ti ha detto sì. Ma cosa significa felicità ? Demetrio il cinico parlando con l’amico Seneca sosteneva che “ l’essere più infelice della terra è colui che non ha mai patito avversità” ; e così dicendo ha stabilito una autorevole premessa. L’essenza della felicità è sedersi sull’attimo e goderne per quel minuscolo momento.
Lo spiega bene Friedrich Nietzsche :“E’ sempre una cosa sola quella per cui la felicità diventa felicità; il poter dimenticare….Chi non sa sedersi sulla soglia dell’attimo dimenticando tutte le cose passate,chi non è capace di star ritto su un punto senza vertigini e paura, non saprà mai cosa sia la felicità, e non farà mai nulla che renda felici gli altri.” Se quindi l’essenza della felicità è sempre fuggevole, un conto diverso è l’essere felici, una condizione che appartiene alla quotidianità.
Avere un lavoro che piace, una famiglia che ti aspetta ogni sera, una tranquillità economica alle spalle, sono tutte condizioni che predispongono all’essere felici e che rendono tollerabili perfino le sveglie all’alba, i percorsi in autobus, le attese di ogni genere, i contrasti in ufficio.
“Che felicità lavorare per se stessi e per la famiglia dal mattino alla sera, costruirsi un tetto, coltivare la terra per nutrirsi, farsi il proprio mondo, come Robinson, imitando il creatore nella creazione, rinnovarsi, rinascere continuamente, imitando la madre che ci diede alla luce”, scriveva Pasternak nel dottor Zivago per spiegare questa quotidianità. Ma anche potersi realizzare è un importante elemento che porta alla felicità.
“La personalità è la felicità più alta “, affermava Goethe; riuscire a diventare se stessi è un’impresa che può richiedere tutta la vita, dovremmo tutti vivere per realizzarci per quello che più intimamente siamo. “Quello che veramente ami rimane, il resto è scorie. Quello che veramente ami non ti sarà strappato. Quello che veramente ami è la tua vera eredità.” Un poeta come Ezra Pound è stato grande per i messaggi che ha saputo incidere nelle coscienze di molti.
La felicità è per uomini che sappiano apprezzare ed attendere. “L’uomo che non ha tempo è difficile che abbia felicità, inevitabilmente gli si precludono grandi fonti e forze come l’ozio , la fede, la bellezza dell’arte e della natura. Gli sfugge così quel che del lavoro è il coronamento, la benedizione ossia il non lavoro, è del sapere il completamento, il senso, ossia il non sapere.” spiegava Ernst Junger nel suo “Al muro del tempo”.
Gli uomini piccoli poi avranno piccole felicità, impalpabili, fuggevoli, insignificanti. “Hanno inferni e paradisi così mediocri che passano dall’uno all’altro senza accorgersi delle differenze.” conclude Jean Giono, disilluso.
“Ridammi dunque quei tempi in cui stavo ancora formando me stesso, quando una fonte sempre nuova di canti erompeva ininterrotta, quando nebbie velavano a me il mondo e ogni boccio prometteva miracoli, quando coglievo i mille e mille fiori che empivano a profusione le valli. Non avevo nulla e pur mi bastava: ardente desiderio di verità e la gioia delle illusioni. Ridammi quegli indomabili slanci, la profonda e pur dolorosa felicità, la forza dell’odio, l’impeto dell’amore. Ridammi la mia giovinezza.” Per Faust la felicità è nella giovinezza, scriveva Goethe.
Ma a nessuno è vietato restar giovane nell’animo.