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Poeti/ Rileggendo Stefan George, vate della Rivoluzione conservatrice tedesca

di Fabio S. P. Iacono
9 Agosto 2019
in Home, Libri&LIBERI
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Poeti/ Rileggendo Stefan George, vate della Rivoluzione conservatrice tedesca
       

Stefan Anton George (Büdesheim, 1868 – Minusio, 1933) nacque a Büdesheim, cittadina sita vicino a Bingen, un’antica cittadina sulle rive del Reno, nella regione della Renania-Palatinato; la famiglia era di origini francesi; in casa si parlava anche francese. Nel 1873 la famiglia si trasferì a Bingen, dove il padre era un grosso commerciante vinicolo; George studiò dal 1882 al 1888 a Darmstadt, e nel 1889 all’università di Berlino, ma non frequentò che poche lezioni, abbandonando gli studi. Visse praticamente non abitando in case proprie, nonostante una certa agiatezza, ma vivendo ospite di amici e ammiratori a Berlino, Heidelberg, Basilea, Monaco di Baviera (ove visse quasi stabilmente solo a partire dal 1900), e viaggiando spesso per l’Europa, soprattutto Italia, Parigi e Londra.


A Parigi, ventenne, frequentò i poeti della scuola simbolista, Mallarmé e Verlaine, le cui idee di un'”arte per l’arte” e di una “poesia pura”, sganciata dalla realtà sociale, affascinarono George, che non apprezzava né il realismo in letteratura né il positivismo in filosofia, a Londra conobbe Swinburne e i preraffaelliti, in Belgio Verhaeren. Nel 1892 creò un proprio circolo, noto come George-Kreis, e una rivista letteraria, i Blätter fur die Kunst, organo di opposizione al naturalismo, pubblicata fino al 1919.
Visse spesso appartato, con i componenti del suo circolo, i suoi libri erano stampati privatamente e distribuiti agli amici, evidenziandone il carattere iniziatico, accentuato anche da una particolare veste tipografica, nella quale i caratteri e i frontespizi assumevano di per sé rilevanza stilistica. Nel 1927 vinse il Goethepreis, organizzato dalla città di Francoforte sul Meno. Nel 1933, all’avvento del nazismo, che lo esaltò come precursore e tentò di fare uso propagandistico della sua opera, George, rifiutati tutti gli onori offertigli, manifestò la sua opposizione recandosi in esilio in Svizzera, a Minusio, presso Locarno.

Ciò non impedì, purtroppo, ai nazisti di farne, dopo la morte, un vate nazionale. George aveva esordito nel 1890 con la raccolta Hymnen (Inni), cui seguirono Pilgerfahrten (Pellegrinaggi, 1891) e Algabal (Eliogabalo, 1892), la più nota, che stabilirono subito la sua fama ed entusiasmarono molta gioventù tedesca ed europea. Nel 1895 uscirono i tre Die Bücher der Hirten- und Preisgedichte, der Sagen und Sänge und der hängenden Gärten (Libri delle poesie pastorali e delle laudi, delle leggende e dei canti e dei giardini pensili), preziosi quadretti ispirati alla Roma antica, al Medioevo e all’Oriente; nel 1897 seguì la raccolta Das Jahr der Seele (L’anno dell’anima), ove prevale il mondo interiore del poeta; nel 1900 Der Teppich des Lebens und die Lieder von Traum und Tod (Il tappeto della vita e i canti del sogno e della morte), influenzato dall’estetica preraffaellita, ove il poeta è visto come un rivelatore del divino.

Il tema politico emerge in Der siebente Ring (Il settimo anello), del 1907, che contiene anche poesie dedicate al giovane Maximilian Kronberger, che sarà al centro della raccolta successiva, Der Stern der Bundes (La stella del patto, 1914), per essere infine eletto dal poeta a simbolo della divina giovinezza nell’ultima raccolta, Das neue Reich (Il nuovo regno, 1928). George fu anche traduttore: in tedesco Dante, Shakespeare e Baudelaire e Gabriele D’Annunzio; segnaliamo inoltre anche l’interessante epistolario-diario Tage und Taten (Giorni e opere, 1903).


Il vate tedesco si considerava, e fu visto dai suoi contemporanei, come un aristocratico, un sacerdote mistico, in polemica con la cultura borghese del tempo, il poeta attendeva e propiziava un “nuovo regno”, che sarebbe stato guidato da una élite artistica e intellettuale. La sua poesia si manteneva distante dalla “realtà”, frequentando letterariamente e culturalmente il sacro, l’eroismo, la sublimazione nell’eterno e la rinuncia alle passioni contingenti. Da un punto di vista della forma essa è tesa verso una strenua ricerca della più pura immaterialità, ed è caratterizzata da una grande levigatezza e da una solenne, lapidaria perfezione; risulta arcana e ricca di allusioni oscure, ma sempre armoniosa.

Ispirato alla Lebensphilosophie, questo circolo, che cominciò a riunirsi nel 1892, era retto da un complesso cerimoniale estetizzante e composto da soli uomini, studiosi e poeti, scelti da George stesso per affinità spirituale; inizialmente i membri erano suoi coetanei, trattati come pari, ma col passare degli anni il circolo muterà composizione e George sarà sempre più venerato come un maestro da discepoli molto più giovani di lui. Tra i membri del circolo spiccano, oltre a Ernst Kantorowicz, i poeti austriaci Rainer Maria Rilke e Hugo von Hofmannsthal (che poi se ne allontanarono) e i fratelli Stauffenberg, che saranno coinvolti nel complotto per assassinare Hitler, oltre a numerosi esponenti del mondo culturale tedesco dell’epoca, come Karl Wolfskehl, Kurt Hildebrandt, Friedrich Gundolf e, più tardi, Klaus Mann.


La presenza di Maximilian Kronberge, studente liceale, nel 1902 conosciuto a Monaco di Baviera da George, che venne introdotto nel suo circolo, influenzò molto la successiva creatività del poeta di Büdesheim, per lui scrisse infatti pregevoli poesie. Prendeva così vita il concetto platonico di guida spirituale, contemplazione e veggenza, al quale George aderiva da tempo. Alla morte per malattia, a soli 18 anni, di Maximin (come era chiamato dal poeta), seguì per George un periodo di disperazione, durante il quale pensò anche al suicidio, e poi la glorificazione poetica del ragazzo, eretto ad incarnazione dell’assoluto nelle raccolte Maximin. Ein Gedenkbuch (1906) e soprattutto in Der siebente Ring (Il settimo anello), del 1907, nella quale la figura di Maximin consente a George di trattare il tema politico. Tema ripreso, sempre attraverso la figura di Maximin, nelle successive raccolte Der Stern des Bundes (La stella del patto, 1914) e Das neue Reich (Il nuovo regno, 1928), ove è auspicato un rinnovamento spirituale della società, in opposizione al materialismo che caratterizzava la società tedesca.

Stefan George fu contrario all’iniziativa bellica degli imperi centrali nella Prima guerra mondiale e vide come una conferma delle sue idee la disfatta tedesca e la confusione del dopoguerra. In questo contesto il poeta fu visto sempre più, dai membri del circolo, come da molta gioventù tedesca, come una guida spirituale, l’uomo che incarnava la dignità umana e artistica, unificando disciplina ed esistenza, grazia e maestà, bellezza etica e morale non plebea, non volgarmente borghese. Aderiamo.

Tags: GermaniapoesiaStefan George
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Fabio S. P. Iacono

Conservatore dei Beni Culturali e Geopolitici d'Europa e d'Occidente di origini greco-romane e normanne. Ha pubblicato le seguenti opere: "Il sole dietro il sipario" (Sovigliana Vinci 1990), in seguito non riconosciuta; "Nostalgia iperborea" (Melegnano 1999); "Antologia uranica" (Modica 2003); "L'occhio siderale 2003-2004" (Modica 2005); "l'occhio siderale 2005-2008" (Modica 2009); "L'Occidente tra dissoluzione e disgregazione. Quale ricomposizione etica, politica ed economica?" (Accademia Nazionale della Politica Ragusa 2012); "L'occhio siderale 2009-2014" (Fondazione Grimaldi Modica 2014); "Il cigno reale" (Sulmona 2017); "Assemblage" (Romagnano al monte 2019); "Orientamenti dell'aquila" (Romagnano al monte 2021) e "Il Centro Polare Artico 1999-2022" (Romagnano al Monte 2023). E' stato corrispondente e inviato per Teleiblea, ha scritto per Il Conservatore.com e per Nazione Futura.it, scrive anche per Oltre la Linea.news, KulturaEuropa.eu ed EreticaMente.net.

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