Come sappiamo il livello del dibattito politico-culturale è ad uno dei punti più bassi della storia: ad esempio sul Corriere della Sera, il peggiore dai tempi dell’eskimo in redazione, gli editoriali oggi li scrive Saviano, non Pierpaolo Pasolini, e le ragioni della sinistra più oltranzista sono sostenute non da Rossana Rossanda o da Luciana Castellina ma da Selvaggia Lucarelli e Michela Murgia.
Una vertiginosa caduta verso il basso che ha raggiunto livelli infimi ed impensabili e che non sappiamo se e quando toccherà il fondo. Abbandonata la difesa dei diritti sociali la sinistra di oggi difende marginali diritti individuali che Antonio Gramsci avrebbe definito “vezzi piccolo borghesi” abbandonandosi all’adorazione di un rapper ipertatuato arricchitosi facendo pubblicità sul web per chiunque paghi lui o sua moglie, moderno e farsesco succedaneo del vecchio intellettuale organico.
E’ in questo contesto di degrado culturale che si inserisce il grottesco episodio di Andrea Scanzi, ennesimo sottoprodotto della sottocultura di cui sopra, personaggio assolutamente inconsistente che sarebbe piaciuto a Marshall Mc Luhan: una nullità creata artificialmente dai media e che esiste solo perché i media stessi ne parlano e gli danno spazio in una specie di circolo vizioso che si autoalimenta.

Qualche sera fa nell’inguardabile trasmissione della Gruber, della quale è ospite fisso, il simpatico personaggio se ne è uscito con questa sparata: “Voi di destra vi sentite inferiori perché non avete uno straccio di intellettuale da trecento anni”.
Un’affermazione sciocca, un po’ ridicola e senza valore che può solo certificare l’altissimo livello di ignoranza del suo autore, ma che ha se non altro il merito (si fa per dire) di mettere il dito sull’annosa piaga del rapporto tra destra, cultura e comunicazione.
Un multiforme mondo qualificatosi di “destra” si è sentito toccato dall’esternazione dello Scanzi e ha pensato bene di reagire alla sua cretinata sbandierando liste ed elenchi più o meno variegati e più o meno completi di intellettuali di destra, nel tentativo di dimostrare quanto sia sbagliata l’affermazione del saltimbanco televisivo. Ma mettersi a contare intellettuali come figurine dei calciatori per vedere chi ne ha di più è una reazione un po’ puerile e serve a poco, può al massimo ricordare la vecchia pubblicità del detersivo: il mio lava più bianco del tuo, uno dei miei vale due dei tuoi. Errore di metodo e di merito.
Di metodo perché, come dice Oscar Wilde, non si dovrebbe mai discutere con un cretino: ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza. Abbassarsi oltre certi limiti non giova certo alla causa, tutt’altro: confutare una palese stupidaggine finisce per nobilitarla, per dare alla stupidaggine la dignità di argomentazione seria, ma non è certo con un elenco di nomi più o meno pertinenti che si può risolvere il vero problema, vale a dire la capacità di una certa sottocultura a matrice di sinistra di imporre i temi del dibattito pubblico monopolizzandoli.
E’ questa la vera questione di merito sollevata dalle cretinate della nullità di turno: la cronica incapacità della destra, politica e culturale, di incidere efficacemente sulla realtà, di presentarsi sulla scena come interlocutore culturalmente ed intellettualmente credibile e non come una caricatura banale e un po’ grottesca, di imporre i propri temi nel dibattito pubblico e di confutare seriamente quelli degli avversari.
Un confronto perso in partenza nel quale la destra subisce da sempre il gioco imposto dagli altri ritrovandosi invariabilmente ad inseguire trafelata da una posizione subalterna e perennemente in ritardo. Situazione paradossale se si pensa alla ricchezza, mai adeguatamente sfruttata, della cultura di riferimento.
Annoso problema vecchio quanto la destra politica, che sin dalle origini del MSI, rinnegando inspiegabilmente la matrice gentiliana, rinunciò a fare cultura in nome della politica politicante.
Con pochissime eccezioni, sempre emarginate dal mainstream di partito, l’atteggiamento nei confronti del dibattito culturale non si è mai discostato dal miope e superficiale giudizio di Augusto De Marsanich, che nel 1950 definiva “inutili elucubrazioni” le importanti elaborazioni culturali che i giovani del MSI di allora – Enzo Erra, Pino Rauti, Fausto Gianfranceschi, Giano Accame e molti altri, sarcasticamente definiti “figli del sole”- stavano sviluppando sotto la guida di Julius Evola.
Una scelta che provocò allora il graduale allontanamento dalla destra politica delle menti più brillanti consegnando la cultura politica della destra ad un futuro di subalternità e paradossale inferiorità.
Atteggiamento che non è mai cambiato, né nelle cause né negli effetti, e che negli anni si è ripetuto più volte, nonostante le molte e profonde metamorfosi subite dalla destra politica che non si è mai posta il problema di contrastare seriamente l’egemonia culturale della sinistra mai come oggi forte nella gestione del potere ma debole ed inconsistente nelle idee.
Chi provasse ad affrontare la questione, con un partito impegnatissimo nella contesa politica virtuale dei social e dei sondaggi, troverebbe lo stesso atteggiamento di miope chiusura di De Marsanich, solo espresso con parole molto meno eleganti.
Salvo poi cascare dal pero, indignarsi e lamentarsi quando saltano fuori lo Scanzi o il Saviano di giornata o quando non ci si riesce ad inserire nel caravanserraglio dei talk show politici o quando si viene esclusi e snobbati da circuiti culturali monopolizzati dalle lobbies intellettuali di sinistra.
Dimenticando che quando era (e sarà) il momento si è arrivati (e si arriverà) nudi alla meta, senza uomini nè idee adeguati piazzando al massimo qualche amico o sodale buono per occupare poltrone ma non certo per farle funzionare, perpetrando così una condizione di subalternità tanto nociva quanto inevitabile.
Ecco perché i tanti Scanzi o Fedez o Murgia che infestano il panorama culturale e comunicativo italiano possono permettersi di sparare impunemente e rumorosamente qualsiasi boiata senza mai trovare nessuno in grado di contrastarli, pur non mancando, in astratto, solidi strumenti culturali per zittirli.
Tutto va ben, madama la marchesa (dei sondaggi).