Se questo è un governatore… Ma lo si chiami in un altro modo e gli si esprima il disprezzo che merita. Di nome fa Giovanni Toti, di mestiere il presidente della Regione Liguria, ma la sua attività prevalente è quella di accreditarsi come uno “statista” formatosi alla corte di Berlusconi che, raggiunto lo scopo di diventare un politico di primo piano, ha disinvoltamente abbandonato.
L’altro giorno si è esibito in un tweet che credo abbia mortificato tutti, pro-lockdown e negazionisti. Un’impresa non da poco. Eccolo: “Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”.
Questa è la versione “corretta” dell’alato pensiero, dopo che sulla sua dichiarazione si è abbattuta una valanga di proteste e improperi. Ma il senso non cambia anche se ha avuto il pudore di aggiungere che gli anziani vanno tutelati. E ci mancherebbe altro. Resta il pensiero integro di Toti quando riafferma che essi non sono “indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”. Certo, non ce li vediamo con la vanga in mano o alle catene di montaggio, ma quanti settantenni occupano ancora posti di rilievo nella società italiana, nelle professioni, nell’attività di ricerca e di studio? Quanti mantengono con le loro pensioni nipoti sfaccendati che usano i soldi del vecchietto di casa per alimentare la “movida” e farsi un paio di settimane di vacanze? Quanti di quei morti liguri che se ne stavano in disparte, “inattivi”, secondo questa caricatura di Stakanov, ma impegnati a badare ai bambini mentre i genitori erano al lavoro, magari facevano anche la spesa e organizzavano pranzi e cene per permettere ai loro giovani congiunti di vivere le loro vite?
Vanno tutelati gli anziani? Ma come si permette un Toti qualsiasi di elargire la sua pelosa benevolenza accortosi, immaginiamo, di aver detto un’idiozia rivelatrice purtroppo di un certo cinismo politico che in occasione di questa tragedia, vissuta con paura e rabbia, sta esprimendosi peggio di come non si potrebbe immaginare.
I Toti passano, per fortuna. Restano però i sentimenti feriti che nessuna scusa postuma può sanare perché sono il frutto di una non trascurabile noncuranza per chi ha raggiunto una certa età e sente l’abbandono, la solitudine, la nostalgia e la fine che si approssima.
Mai come in questo periodo la morte lambisce chi ha passato la settantina. Si fa più stretto il cerchio. Le giornate diventano sempre più corte. È come se si avvertisse una stretta al cuore ogni volta che pensiamo a chi non c’è più, perfino a chi se n’è andato da tanto tempo. E la morte può rigenerare l’anima, ma certo priva degli affetti più cari ai quali si pensa prima di addormentarsi anche se, secondo qualcuno, non si è “prodotto” nulla durante il giorno.
I vecchi che se ne sono andati da marzo in poi, portati via dall’infame alieno, valevano molto di più delle partite Iva e dei “ceti dinamici”. Erano nonni che mancheranno a tanta gente anche se il loro telefono non squillava più da tempo. E conservavano la memoria che stiamo perdendo, oltre ad essere la testimonianza vivente di altre figure purtroppo sbiadite, di tempi andati, di gioie e lutti, di un mondo insomma che è la nostra storia.
Costano troppo i vecchi, secondo qualcuno. Già, perché non producono. Il sistema pensionistico è in allarme, quello sanitario non ne parliamo. I geriatri hanno soppiantato i pediatri. Che ne facciamo di questi signori e di queste signore che ancora cercano di vivere con dignità , che si vestono decorosamente, i cui costumi sono sobri? E poi leggono, s’informano, cercano di carpire ai giovani i segreti degli strumenti informatici. E qualche volta ridono per non piangere. Come è successo a me giorni fa. Il mio ultimo nipotino, sei anni, mentre cercava di fare i primi esercizi di scrittura si è improvvisamente rivolto a me con parole che non avrei mai immaginato e senza una plausibile ragione: “ Nonno – mi ha detto – tu non devi morire, non puoi mancarmi”.
Gli anziani sono come i bambini: gli uni e gli altri vanno tutelati, anche se non producono niente, tranne l’amore.