A Sfax, seconda città più importante della Tunisia, imperversano gravi tensioni tra abitanti locali e migranti subsahariani. La recente uccisione di un cittadino tunisino, accoltellato a morte da un gruppo di immigrati, ha visto alzare il livello dello scontro tra due realtà che non riescono a convivere, complice anche la grave crisi economica che attanaglia il paese nordafricano. I tunisini di Sfax, città portuale sulla costa orientale che dà sul Mediterraneo, manifestavano da tempo l’insofferenza verso l’aumento di immigrati provenienti dall’Africa centro-meridionale, stimati in oltre 20mila unità su tutto il territorio nazionale. Le violenze dell’ultima settimana sono aumentate anche in pieno giorno e nel centro cittadino, lontane dalle periferie maggiormente abitate dai migranti. E scontri, incendi e inseguimenti hanno creato un clima irrespirabile.
È una situazione di totale insicurezza quella di Sfax, divenuta un hub dell’immigrazione da dove, non a caso, partono tutte le imbarcazioni alla volta dell’Italia e dell’Europa (a Lampedusa, solo nella notte tra martedì e mercoledì sono sbarcate circa 250 persone). I residenti hanno chiesto alle autorità tunisine di usare il pugno di ferro contro gli irregolari, e le espulsioni e gli arresti di massa delle ultime ore, ma anche i dislocamenti in altre zone del Paese e i respingimenti verso la Libia stanno andando in quella direzione.
Sullo sfondo, le trattative per la firma di un Memorandum d’intesa tra Unione europea e Tunisia che va avanti da diverse settimane. L’Italia e l’Europa puntano a fermare le partenze di migranti dalle coste tunisine, offrendo a Tunisi un pacchetto di aiuti da 900 milioni di euro. Il presidente Kaïs Saïed, che già nei mesi scorsi aveva tuonato contro la presenza massiccia di migranti subsahariani nel Paese, considerati una minaccia all’identità araba della nazione, ha dichiarato: “La Tunisia è un Paese che accetta sul proprio territorio solo coloro che ne rispettano le leggi. Non tollera di essere utilizzata come zona di transito o territorio di insediamento per persone provenienti da più Paesi africani, né accetta di essere custode di confini diversi dal proprio”. Parole chiare che sembrano allontanare l’accordo con l’Unione europea, nel mezzo di una grave crisi migratoria e socio-economica che, non è da escludere, potrebbe sfociare in un default (intenzionale?) della Tunisia, in uno scenario da incubo per la stessa Europa.