Nuova tornata elettorale ed ecco ripresentarsi il medesimo carosello mediatico di stucchevole memoria: candidati calati dall’alto, assalti alla diligenza, ritorni di fiamma, completo, o quasi, esautoramento dell’impegno pluriennale di uomini e donne operanti sul territorio. Si sradica la pianta, cementando il terreno con veleni e agenti tossici, issando pali e luminarie a festa, consegnando all’irrilevanza politica le amministrazioni locali. I politici prendono il sopravvento sulla politica, restando fedeli e succubi a logiche altre, tristi consuetudini al servizio di tutto tranne che dei cittadini.
Il potere, la ricchezza, i titoli, le sfavillanti medagliette esibite, idolatrie diffuse senza cultura e prospettiva. Il malato si aggrava e le cure palliative allungano l’agonia di un sistema incapace di rigenerarsi: i sondaggi, positivi o negativi che siano, sono fondamenta instabili, rotte prive di meta e pensiero. Uno spettacolo imbarazzante che alimenta disaffezione e rabbia, nonché un vivo senso di impotenza tra le basi dei partiti e dei movimenti politici.
Servirebbero coerenza e credibilità, attaccamento ai luoghi, passione e militanza, ma in modo particolare la capacità di sostare all’interno dei quadri di riferimento politico da uomini liberi, riscoprendo il valore della critica e del confronto. Il partito è per l’uomo e non viceversa, appare doveroso rammentarlo soprattutto alle nuove generazioni, facili prede dell’ideologia ciarlatana e della più bieca propaganda.
Spesso si contrappone il mondo della politica a quello della società civile: una fotografia preoccupante che ci racconta di uno iato, percepito e vissuto, in seno alle comunità, alle associazioni e persino nelle famiglie. Una dicotomia che raramente viene messa a tema, indagandone le ragioni profonde, ma che necessiterebbe di interventi urgenti, di apertura mentale e onestà intellettuale. Il tempo degli slogan triti e ritriti, delle genuflessioni acritiche al sovrintendente di turno, dei matrimoni a tempo, bussa nuovamente alla porta: “Una politica priva di etica non incrementa il benessere dell’umanità; un’esistenza priva di morale abbassa gli esseri umani al livello degli animali” (Dalai Lama).