Nonostante le leggi che impediscono un dibattito su alcuni avvenimenti del secolo scorso, di storia si riesce ancora a parlare. Ed a scrivere. Storici, cattedratici, giornalisti e lettori si confrontano ad Acqui per arrivare alla premiazione di scrittori che ottengono il riconoscimento sulla base della qualità e non delle tessere politiche che hanno in tasca.
Il Premio Acqui Storia – nato nel 1969 per ricordare i caduti della Divisione Acqui – ha vivacchiato per quasi 40 anni, con una media di libri partecipanti che oscillava tra i 20 ed i 30 titoli all’anno. E con vincitori che non avrebbero mai venduto una copia al di fuori dei circoli del Pci. Un premio gestito stalinianamente, con scarsa eco e con notevoli finanziamenti. Poi tutto è cambiato. L’arrivo, alla guida del Premio, di Carlo Sburlati (autore, in gioventù, di saggi su Codreanu e sul Peronismo) ha portato ad un successo immediato. Quest’anno i titoli che hanno partecipato al Premio sono stati 178 e l’Acqui Storia è ormai considerato uno dei massimi appuntamenti di editoria storica a livello europeo (nonostante gli immancabili tagli decisi dalla Regione Piemonte). Ma anche il premio gemello, l’Acqui Ambiente, gode del medesimo successo, tanto da aver registrato quest’anno la partecipazione, in concorso, di Papa Benedetto XVI.
Ovviamente, in nome dell’assoluta libertà e indipendenza dei giurati, i premi dell’Acqui Storia non finiscono agli amici degli amici, per riequlibrare le storture del passato. Sabato il premio per la sezione storico-scientifica sarà assegnato, ex aequo, a Maurizio Serra (per il libro “Malaparte. Vite e leggende”) ed a Ottavio Barié (“Dalla guerra fredda alla grande crisi. Il nuovo mondo delle relazioni internazionali). Vincitore della sezione storico-divulgativa è Giuseppe Marcenaro (“Una sconosciuta moralità. Quando Verlaine sparò a Rimbaud”) mentre il premio per il romanzo storico è stato vinto da Dario Fertilio (“L’ultima notte dei fratelli Cervi: Un giallo nel triangolo della morte”).
Ma al di là dei premi per i volumi in concorso, Acqui offre riconoscimenti a personaggi che si sono distinti come testimoni del tempo. Pupi Avati, Giampaolo Pansa, Roberto Napoletano, Pier Francesco Pingitore i prescelti di questa edizione. Mentre il medievista Franco Cardini, tra l’altro direttore del Nodo di Gordio, avrà il premio alla carriera. E Graziano Diana, regista e sceneggiatore, riceverà il premio per la storia in tv per “Gli anni spezzati. Il giudice”, tratto dal libro “Nella prigione delle Brigate Rosse” scritto da Mario Sossi e da Luciano Garibaldi.
Non male per una manifestazione che viene penalizzata dalle scelte relative agli investimenti dell’assessorato alla Cultura. Eppure si riesce ad avere la presenza di un parterre di livello proprio per la qualità del premio. Gli ospiti partecipano gratuitamente, tutti si impegnano e collaborano. Ed i risultati si vedono.
Franco Cardini/ A proposito del 25 aprile e di una guerra civile mai terminata
Cari amici lettori; cari amici e lettori; carissimi ai quali sto sulle scatole (siete tanti!); carissimi tutti, stanotte, o se...
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