Si è aperto oggi a Roma il processo contro Simone Di Stefano e tre militanti di Casa Pound per la vicenda di via del Colosseo, lo scorso 29 settembre. Quel giorno i ragazzi di CPI si opposero — pacificamente — allo sgombero di due famiglie italiane disagiate ma i vigili, su ordine del vice comandante Antonio Di Maggio — personaggio controverso e molto criticato —, intervennero pesantemente contro gli occupanti e i loro sostenitori. Da qui le accuse nei confronti di Di Stefano e i suoi amici di resistenza aggravata, lesioni e violazione dei sigilli.
Tutte balle. “Come si vede dalle tante immagini che documentano minuto per minuto l’accaduto, la nostra resistenza è stata pacifica”, spiega Di Stefano, “a fronte di un atteggiamento brutale da parte della polizia municipale che non ha esitato a lanciare dalla finestra i mobili delle due famiglie e ad ammanettare senza motivo uno degli occupanti, un padre di famiglia peraltro in cattive condizioni di salute”.
I legali di CasaPound hanno chiamato a testimoniare una cinquantina di testimoni, tra cui tutti i vigili intervenuti quel giorno. Come spiega CPI, “le due famiglie italiane sgomberate dalle abitazioni di via del Colosseo, occupavano da oltre 30 anni pagando un’indennità al Comune. Famiglie, che ancora oggi sono costrette a vivere dell’ospitalità di amici, alle quali il Campidoglio non aveva voluto offrire nessuna soluzione alternativa, nonostante lo stato di grave indigenza in cui versano e la presenza di un’anziana diabetica e di un bambino con difficoltà”.