È dunque davvero la Liguria di Giovanni Toti il nuovo modello su cui rifondare il centrodestra?
I risultati parlano chiaro: da quando il “diversamente ligure” due anni fa scelse di rinunciare al seggio da europarlamentare per provare a riconquistare la Liguria ha inanellato solo successi. Prima la vittoria alle regionali, poi la storica vittoria di Savona nel 2016 e ora il trionfo nelle roccaforti rosse di Genova e La Spezia.
In mezzo un indiscusso protagonismo che ha portato Toti ad essere sempre più centrale nel dibattito politico nazionale, alfiere di un dialogo costante con Giorgia Meloni e Matteo Salvini proprio mentre il Cav manifestava crescenti insofferenze verso i suoi giovani potenziali alleati, fautore delle primarie e allergico alla deriva proporzionalista del suo partito.
Ma il “modello Liguria”, a pensarci bene, non è altro che un quotidiano elogio della normalità applicata alla politica.
Qui il centrodestra fa il centrodestra senza ammiccare al Pd e anzi sfidandolo nel cuore del suo potere decadente. Qui si governa bene con un mix di esperienza e facce nuove, cresciute nella buona amministrazione dei territori. Qui la coalizione è ampia perché anche le sparute pattuglie moderate condividono un progetto, ma è anche salda perché il Governatore esercita la sempre più rara virtù della pazienza e della capacità di ascolto, della cordialità umana e della capacità di decidere al momento giusto. Qui popolari e populisti trovano una sintesi quotidiana in ricette concrete e positive per il territorio.
I dati genovesi dimostrano che la Lega tira, Forza Italia mantiene un significativo radicamento, Fratelli d’Italia sfonda il 5% grazie al mix positivo di antiche e nuove energie e alla scelta di Giorgia Meloni di essere ripetutamente presente in città catalizzando finalmente un crescente voto di opinione.
I cittadini se ne accorgono, si sentono rassicurati da questo schema e lo premiano.
E, a ben vedere, il successo del centrodestra in questa tornata amministrativa non è altro che la riproduzione di questo modello in tutta Italia.
Coalizioni ampie ma fortemente alternative alla sinistra, candidature credibili nate dal territorio, programmi chiari e risposte concrete da opporre a una sinistra sempre più astratta.
Sembrerebbe la cosa più normale da fare (e da riprodurre a livello nazionale) ma di questi tempi è diventata una rivoluzione.