Il suo sì annunciato al Jobs Act ha scatenato la polemica in rete, ed è proprio su Destra.it e su Facebook che ha risposto motivando questa decisione.
Abbiamo chiamato Massimo Corsaro per capirne qualcosa in più…
Dopo l’annuncio del suo sì al Jobs Act, in molti la hanno criticato. Eppure lei afferma che questa scelta la differenzia comunque da chi, come Forza Italia, non segue quel “mai con la sinistra” lanciato da Fratelli d’Italia due anni fa. Ci spiega meglio questa affermazione?
«C’è una serie circostanziata di riferimenti a votazioni o scelte politiche che Berlusconi ha assunto nel corso di questa legislatura in cui, differentemente da quanto promesso durante la campagna elettorale, ha sommato i suoi voti a quelli del Governo di centrosinistra. Il dato che emerge è quello di una formazione che si richiama al centrodestra, ma che in realtà si è spaccata in un partito diventato organicamente di Governo e in un’altra parte, che ha ripreso il vecchio nome di Forza Italia, che ha fatto delle scelte non compatibili con la sua area: dall’indulto alla depenalizzazione della droga, fino all’apertura annunciata a suon di selfie ai matrimoni e alle adozioni omosessuali».
Ha scritto che tutto questo è stato fatto anche in cambio della famosa gestione delle frequenze televisive: siamo ancora una volta alla cura degli interessi personali del leader?
«In questo momento, e lo dico senza stupore e senza scandalo, penso che il settantottenne Berlusconi dopo aver fatto per vent’anni il leader politico e non avendo personalmente una passione politica e la possibilità di spendere se stesso e il suo partito per un ruolo di governo diretto, sta tirando i remi in barca cercando di mettere in sicurezza le proprie aziende. Non ci trovo niente di scandaloso in questo…».
Magari trova più scandaloso che il partito e l’elettorato lo seguano ancora?
«Lo trovo curioso, anche se i cittadini lo stanno scegliendo, purtroppo, sempre di meno. Dico purtroppo perché c’è un calo complessivo dei voti potenziali del centrodestra e al calo di Forza Italia non corrispondono più voti per Lega Nord e Fratelli d’Italia. Ci sono milioni di elettori che oggi o stanno alla finestra, o votano per protesta Grillo oppure guardano addirittura a Renzi».
Cosa dovrebbe fare Forza Italia?
«Se avesse un minimo di passione dovrebbe contribuire a costruire ora una vera opposizione e domani un’alternativa al centrosinistra».
Quando afferma che solo Fratelli d’Italia ha certificato un’alterità rispetto alla sinistra esclude anche la Lega?
«Deve riconoscere che da un punto di vista contenutistico e di battaglie parlamentari la Lega ha svolto un ruolo certamente di opposizione insieme a noi. Registro però come in alcuni passaggi delicati, passati meno all’onore delle cronache perché consumati più in qualche stanza che nella pubblica gestione dell’Aula parlamentare, quando si è discusso della bozza di riforma del sistema elettorale, mi pare che il tema di una norma ad hoc per la Lega sia stato affrontato, trattato e forse concordato in modo abbastanza pieno».
Un passaggio decisivo per la Lega?
«Il tutto ammesso e non concesso che sia utile alla Lega perché probabilmente raggiungerà lo stesso il quorum, ma un occhio di riguardo c’è stato. Noi, invece, non abbiamo neanche partecipato a questo genere di valutazione e dunque possiamo rivendicare una totale lontananza da ogni sorta di abbraccio mortale con la sinistra».
Venendo al Jobs Act, a chi l’ha criticata ha risposto che un voto favorevole di Fratelli d’Italia potrebbe scatenare contro Renzi l’ala più a sinistra del suo partito…
«Se da destra ci si alzasse dicendo che il testo proposto replica parole d’ordine che sono state assunte da noi in questi venti anni non solo non gli faremmo un favore, ma aizzeremmo la reazione di quelli che da sinistra gli contestano esattamente questo!».
Non si tratta dunque di votare la fiducia a un Governo di sinistra?
«Mai e poi mai, questo deve essere chiaro. Quando lui chiederà la fiducia ai partiti di opposizione, la nostra risposta sarà sicuramente negativa.
Quello che propone Renzi adesso è però una legge delega, cioè una serie di enunciazioni che poi dovranno trovare un’attuazione successiva con i decreti delegati. Le enunciazioni asetticamente lette sono la riproduzione di tanti cavalli di battaglia del centrodestra dal 1994 in poi.
Trovo difficile dire che la semplice lettura di quelle enunciazioni ci trova discorsi, semmai non fidandomi io per primo di Renzi e del suo Governo dirò che non credo che lui sia in grado di portarle a compimento!».
Dovrete dunque fare molta attenzione ai decreti delegati…
«Esattamente! Lì dovremmo leggere tutto con molta attenzione e vedere dove prende in giro per l’ennesima volta la buonafede degli italiani passando dai roboanti annunci ai fatti poco apprezzabili».
Qual è la strategia di Renzi?
«Lui oggi fa due operazioni rispetto alle quali io pongo un problema di coscienza. Con la prima chiede di guardarci allo specchio e dire che non ci piacciamo nel momento in cui lui scrive in una norma di linea progettuale le cose che abbiamo sostenuto per vent’anni. Se diciamo questo sconfessiamo venti anni di politica e io personalmente non mi sento di farlo.
Con la seconda operazione punta il dito contro un’epoca del centrodestra, sottolineando come in venti anni e almeno tre esperienze di Governo questo centrodestra non è riuscito a compiere ciò che si era programmato di fare».
Dunque?
«Dunque è inderogabile da parte di chi si dichiara appartenente al centrodestra impegnarsi a costruire qualcosa di diverso, di certo non con le alchimie o le ripetizioni di ciò che è stato, così come l’idea di ripresentare il vecchio premier come leader di una nuova coalizione. Portiamo le stesse persone per la sesta volta a ripetere le stesse cose già dette e non realizzate?
Signori, qui è suonata la campanella non dell’ultimo giro, ma dell’ultimo metro! La stagione è finita, vediamo se c’è qualcuno in grado di ragionare sulla ricostruzione che metta da parte le gelosie delle proprie bandiere. Lo dico per tutti i partiti, compreso il mio».
Nel qualcuno auspicato c’è già l’immagine di un possibile leader? Da un lato c’è Renzi, dagli altri le idee: a quando il contenitore vincente?
«Se pensiamo di replicare quanto fatto da Berlusconi senza Berlusconi siamo dei folli, è uno di quei campioni che nascono una volta ogni secolo. Trovare il Berlusconi 2 sarebbe un’impresa improba e fuori dalla possibilità di essere realizzata.
La classe politica diversa deve essere giovane, efficace e deve aver dato prova di governare bene, magari in talune amministrazioni locali, e di essere indipendente dal mondo bancario, massonico, giudiziario».
Niente nomi dunque?
«Nomi ce ne sono tanti, penso innanzitutto a Giorgia Meloni. Ci sono poi Raffaele Fitto, Mara Carfagna, a amministratori locali come Guido Castelli e Alessandro Cattaneo. Di classi dirigenti pronte ad assumersi la responsabilità ce ne sono, ora bisogna mettersi al tavolo per ricostruire i contenuti culturali dell’area di centrodestra. La presunzione di essere in grado di autodeterminarsi da soli porta al fallimento, di un’area c’è bisogno anche per le regole istituzionali vigenti».
Intelligonews, 17 ottobre 2014