Debbo il mio credo politico, inalterato nei decenni, a 2 avvenimenti verificatisi nel 1953 – 1954 e nel 1956, seguiti con intensità e partecipazione dal sottoscritto, poco più bambino, di 8 – 9 e poi di 11 anni. Ho conosciuto con il sacrificio di Franco Paglia e dei suoi amici e la battaglia di Trieste per l’italianità, bandiera contro i titini e soprattutto contro gli inglesi, registi e padroni della politica nella Venezia Giulia.
Ho seguito negli scarsi ma assai più attendibili rispetto ad oggi servizi prima giornalistici e poi dal 1954 televisivi la sfortunata ma esaltante resistenza degli ungheresi all’aggressione e alle prepotenze sovietiche. Ho potuto così ammirare l’eroismo e la tenacia dei giovani e dei meno giovani contro la sopraffazione perpetrata tra l’inerzia dei paesi occidentali. Ho ancora negli occhi la figura del cardinale primate Jozsef Mindszenty, guida del suo popolo, Pastore oggi quasi introvabile, vissuto poi per molti anni nell’ambasciata austriaca, sempre a Budapest.
Un articolo, apparso su “Il Giornale”, giorni addietro, ha ricostruito il quadro del paese danubiano, guidato da Viktor Orbàn, controverso e criticato per le sue profonde quanto mirate critiche all’Unione Europea, alle sue imposizioni economiche e alla deleteria e inconcludente politica dell’immigrazione. Sono stati poi sintetizzati i passaggi salienti e cruciali della Costituzione varata nel 2011.
La Carta fondamentale, come viene enfaticamente definita in Italia salvo poi essere derisa e calpestata, è ispirata ad idee, che dovrebbero guidare una destra del XXI secolo, nazionalista, equilibrata e solida ma non fanatica e principalmente non sciovinista e giammai antiunitaria. In essa sono sanciti il primato dei cittadini ungheresi dentro e fuori i confini nazionali, il matrimonio tra uomo e donna come l’unico riconosciuto e la difesa della vita sin dal suo concepimento. Nel preambolo sono posti, come principi irrinunziabili, Dio e i valori cristiani e le sue radici escluse dal trattato di Lisbona. Gli ungheresi sono contrari all’ingresso dell’Eurozona e all’adozione della moneta unica e la linea perseguita da Orban, si è ampliata anche alla Polonia, con l’elezione alla presidenza di Andrzej Duda, esponente della Destra populista antirussa.
Servizi televisivi e giornalistici nostrani hanno condannato, in toni gravi e scandalizzati, la decisione della costruzione del muro, volto a bloccare l’immigrazione incontrollata, decisione condivisa apertamente dai cittadini magiari. Sulla lezione, impartita dallo Stato ungherese, con i suoi risultati ed i suoi effetti, non è necessario ma è doveroso interrogarsi seriamente e approfonditamente dalle varie destre esistenti nel Continente.
Purtroppo un loro difetto, la litigiosità, clamoroso in Italia e ancora più in Francia, ha attecchito anche nel Paese del Danubio con effetti ugualmente negativi, quali il frazionamento autolesionistico dei consensi. Una parola sull’Italia e sull’ennesimo torto ricevuto: la UE ha stanziato 7 miliardi per contributi umanitari, all’Italia sono stati assegnati 557 milioni, parti al 7,9571%.