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Home L'Editoriale

Quel che resta dell’Italia. Un paese a coriandoli

di Pietro Cerullo
23 Agosto 2016
in L'Editoriale
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Quel che resta dell’Italia. Un paese a coriandoli
       

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Giuseppe Prezzolini scrisse decenni or sono un libro amaro, intitolato: “L’Italia finisce, ecco quello che resta”.
E’ restato un “paese a coriandoli”, secondo l’efficace metafora di Monsignor Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. “Una società in poltiglia”, secondo un rapporto del CENSIS anno 2008. Un ammasso di immondizia anche materiale a Napoli e a Roma e morale in tutta la penisola. Ovunque posi l’occhio e l’attenzione noti dissesti e disastri. A cominciare dal territorio e dal paesaggio: tratti di costa in diruzione, spiagge lorde, mari inquinati; smottano monti e colline; franano pendii e argini di fiumi e canali. Vaste aree sono state avvelenate da discariche dissimulate, improvvisate a cielo aperto. L’abusivismo edilizio deturpa panorami e città. La morte del Bel Paese e’ certificata a vista, conseguenza e insieme concausa del coma etico, morale e politico della società che lo abita.
Una società senza principii, senza regole, senza idee. Anzi, con un solo principio, una sola regola, una sola idea: a ciascuno il comodo proprio. Appunto una società di “coriandoli”, il cui insieme e’ una “poltiglia”, nella quale siamo tutti fortissimi e debolissimi: fortissimi perché “emancipati”, ” liberati” da qualsiasi inibizione, freno o limite in nome della sovranità dell’individuo, che può divorziare, abortire, accoppiarsi, drogarsi, insomma fare ciò che gli pare; debolissimi, perché soli ed isolati si e’ vittime e prede dei più forti, dei più furbi, dei prepotenti, dei criminali, come si sperimenta ogni giorno nelle strade e nelle istituzioni, nel privato e nel pubblico. Subiscono e patiscono sopratutto gli anziani, i malati, i bambini, le donne, i poveri; ma in effetti nessuno e’ al sicuro, se non protetto da scorte, privilegi e grandi ricchezze.
Quanti cretini e ingenui hanno consentito, sostenendo falsi profeti e cattivi maestri, la demolizione di tradizioni religiose e civili, la demonizzazione dei meriti, la negazione dell’autorità, l’annullamento delle responsabilità nella famiglia, nella scuola, nel lavoro!
Quanti cretini e ingenui hanno creduto di elevarsi conclamando la morte di Dio, della Patria, della Famiglia, per ritrovarsi in balia di lobby, di speculatori, di clientele, di consorterie senza scrupoli!
Hanno rinnegato i principii per sottomettersi ai poteri. Ora e’ tutto un lamento, tutto un grido e tutta una protesta contro i politici, contro le mafie, contro le istituzioni laiche e clericali, insomma contro tutti… gli altri. Mai un esame di coscienza, mai un’autocritica, mai un atto di contrizione e di umiltà.
Non ci resta che declinare più o meno precipitosamente in un’anonima e indistinta condizione esistenziale, contrassegnata dall’insicurezza, dall’impoverimento, dalla crescente disparità fra una minoranza sempre più ristretta e privilegiata e ricca ed una maggioranza condannata alla fatica di sopravvivere.
L’Italia come soggetto attivo di storia e di politica, l’Italia come Nazione e come Stato e’ finita.
Non finiranno gli italiani che avranno la possibilità e la volontà dell’esilio o dell’esodo in terra straniera, prima di diventare esuli in casa, sommersi dalla montante, incontrollata e devastante immigrazione, musulmana e non.
Forse saranno gli eredi di questi emigrati a risollevare le sorti della nostra sventurata penisola. Ma non sarà Italia. Sarà un’altra storia.

Tags: Giuseppe Prezzolini
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