A proposito dei migranti e dei rifugiati il Papa li ha definiti “folle esiliate” a causa “di un sistema socio – economico ingiusto e di guerre che hanno creato molti di coloro che si rifiutano di accoglierle”. E ancora “è una bancarotta dell’umanità”: per le banche “appaiono somme scandalose” (in primis per la Banca Toscana di babbo Boschi e per il Monte dei Paschi di Siena, da sempre feudo rosso), per i migranti “nemmeno una millesima parte” . Sono frasi pesanti, che suonano condanna inequivocabile per il mondo occidentale, dominato e guidato , come attualmente nel microcosmo nostrano, da quel liberalcapitalismo, privo di ideali, arido ed insensibile.
Ed è il liberalcapitalismo ad avere ispirato l’Unione Europea, svuotandola dei contenuti iniziali dettati da Adenaur e da De Gasperi, pur criticabili ma meno materiali, ed inquadrandola con i grandi banchieri e gli uomini e le donne, mega esecutori delle proprie direttive.
Abbiamo atteso alcuni mesi, in attesa di ulteriori novità, verificatisi del tutto negativamente, prima di commentare il volume di Giulio Tremonti, il cui titolo e soprattutto il cui sottotitolo (Mundus furiosus. Il riscatto degli Stati e la fine della lunga incertezza) sono sufficienti a lodarne il contenuto e sottolinearne l’intelligenza, l’acutezza e la pienezza dell’analisi.
Legato all’esperienza non felice e non proficua dei governi Berlusconi , con questo lavoro e con il precedente (Uscita di sicurezza), Tremonti, come dire si riscatta, svolgendo un puntiglioso e motivato esame critico, pagina per pagina, rigo per rigo, della crisi, dell’insensibilità di questa Europa, che “partita con il suo vecchio “liberté, égalitè, fraternité”, sta infatti e sempre più diventando una terra, dove, a esclusivo vantaggio di chi sta fuori, sopra tutto suona la diversa, ipermoderna e vdissolvente canzone della globalità, del mercato, della moneta (“globalité, marché, monnaie”). “E’ così che – continua Tremonti – l’Europa , questa Europa, accettando passivamente i termini della più estrema altrui modernità, nella sua conseguente decadenza sta diventando l’Ancien Régime. Con sonnambuli che nella notte di Bruxelles si aggirano in un “Palazzo” abitato dai più gloriosi fantasmi”.
E’ comunque necessario precisare e puntualizzare, per timore di irreverenti paragoni per Tremonti, che la sua denunzia non ha nulla a che fare con le sparate del tutto strumentali affacciate e recitate dal “presidente del Consiglio” in questi giorni, fatte proprie dalla massima parte della stampa, primo di tutti, come sempre “Avvenire”, in precedenza pronta alla critica più squalificante delle critiche analoghe, magari rozze e sguaiate, di Salvini, affossate con l’etichetta del “populismo”.
Anche l’analisi del fenomeno migratorio, per tornare alle inequivocabili espressioni del pontefice, non è altro che la denunzia degli errori delle nazioni occidentali, trionfatrici nel conflitto e responsabili di condotte coloniali avvilenti e immorali, culminate, con i risultati sotto gli occhi di tutti, “dal fallimento degli esperimenti politici fatti per “esportare la democrazia” nel Mediterraneo e nel Medio Oriente”.
Tremonti ripercorre, provandola con esempi felici e centrati, il progressivo, soffocante impossessamento dei gangli operativi da parte di Bruxelles. Solo i nostalgici del “Manifesto di Ventotene” che “questa Europa ha perso proprio il senso della storia. Non è neppure passata dalla grande alla piccola storia, è andata oltre: si è banalizzata. Più ci si mette dentro piccola roba, infatti, più questa Europa non diventa grande, ma paradossalmente vuota, come un vuoto a perdere”.
Per Tremonti e non solo davvero per lui “non c’è infatti futuro nello status quo e perciò questo non può garantire il futuro”. Così come è inevitabile ed indispensabile che l’Europa restituisca agli Stati “il loro proprio potere legislativo”. Se esistesse ancora una destra, legata agli ideali e non dei posizionamenti più o meno redditizi nell’orbita del Monarca di Arcore, dovrebbe agire, senza esagerazioni, senza le rozzezze leghiste, con misura rialzando “la bandiera dell’onore e dell’orgoglio, dei valori fondamentali e identitari”.
L’unico dubbio nella lettura è rappresentato dalla simpatia espressa per una confederazione modello Stati Uniti , nati proprio perché non preesistevano nel loro territorio, a differenza dell’Europa, Stati solidi, dalle radici secolari e dalle storie profonde.
GIULIO TREMONTI
Mundus gloriosus.
Il riscatto degli Stati e la fine della lunga incertezza
Mondadori, Milano, 2016
Euro 17,00, pp. 136