Dopo il voto di ieri, che non aggettivo perché pur avendo una qualche dimestichezza con la lingua italiana non trovo nel vocabolario il termine giusto che non mi faccia scadere nel turpiloquio, il mio pensiero commosso e pieno di tristezza va in primis agli elettori del M5S. Ne conosco molti, alcuni persino miei amici, che hanno vissuto intensamente, e bene, le fasi del centrodestra di governo a Palermo, in Sicilia e a Roma. Appassionati sostenitori di Cammarata, Cuffaro, Casini, Fini, Berlusconi eccetera, salvo poi scoprire improvvisamente di essere contro i privilegi (degli altri), le raccomandazioni (quando non erano più in grado di assecondarne le aspirazioni) e la politica tradizionale (quando ritenevano che non avrebbe più avuto la forza di avvantaggiarli).
Imboniti da un demagogo ex comico s-pregiudicato, sono cresciuti nel consenso tra la gente con la promessa di una rivoluzione popolare, ricordate? “Uno vale uno”, oppure “apriremo il parlamento come una scatola di tonno”, per tacere degli improperi contro Berlusconi, Salvini, la mia cara amica Giorgia Meloni, e gli insulti violenti, anche via social, contro il Pd, i vari Mastella & c. per finire all’ignobile frase contro i senatori a vita di Beppe Grillo citata ieri polemicamente da Salvini. Non riassumo gli eventi che hanno caratterizzato fin qui il percorso di una classe politica e parlamentare selezionata con i click-day, che ha portato dentro le austere e solenni aule istituzionali di tutto, no-tax, no-vax. no-tav. no-tap, figli dei fiori in ritardo, gente che pensa che gli alieni siano tra noi et similia. Roba che i membri del Qanon sembrano intellettuali e politologi statunitensi sobri appartenenti ad un think thank prestigioso.
Dopo l’elezione in pompa magna alle politiche del 2018 hanno effettivamente mostrato di che pasta erano fatti, dal governo giallo-verde con la Lega (e qui assolutamente concordi con la Lega nella chiusura dei porti e nelle critiche all’Europa, giusto per ricordarne un paio), al governo giallo-rosso con il Pd che resetta in un attimo una visione e ne rappresenta un’altra diametralmente opposta. Buoni a nulla incapaci di tutto, pur di restare chiusi dentro la “scatoletta di tonno” si sono fatti “confezionare” all’interno di un pacchetto grazie ai voti implorati ad una finta neo-fascista di Forza Italia, ad una stretta collaboratrice “pentita” (?) di Berlusconi, alla mitica famiglia Mastella, ad un paio di “desperados” ed ai tanto aborriti senatori a vita di cui Grillo anelava la scomparsa (anche fisica).
Mi dispiace davvero che dobbiate scoprire solo adesso che la politica, quella vera, è una cosa seria. E mi dispiace anche un po’ per gli amici del Partito democratico (sì qualche amico ce l’ho tra i piddini), in fondo hanno storia, cultura politica, tradizione e classe dirigente formata all’antica, non sul web e i social. Che pena elemosinare il voto della Polverini e di Mastella per restare in sella e non fare nulla appresso al simulacro di un presidente del Consiglio, tal Giuseppe Conte sul quale non mi dilungo, essendo lo stesso un concentrato di nulla adatto per tutto e tutti. Dovrei provare sentimenti di commozione e compassione (nel senso latino di patire-con) per gli Italiani, invece no. Non per indifferenza o perché in fondo, votando in quel modo se la sono cercata, no, ma perché ho fiducia nei miei connazionali. Nel corso della storia, anche quando hanno subito disastri o preso delle topiche colossali, hanno saputo reagire e risalire la china. Hanno rialzato la testa tante di quelle volte che nemmeno il Covid o questa banda di scappati di casa al governo potrà mai prostrarli.