La bieca e fantomatica RAI “sovranista” (chi l’ha vista è bravo) ci ha privato delle ultime 3 puntate del costosissimo e melenso spettacolino di Fabio Fazio, suscitando la sacrosanta indignazione dei veri democratici che pochi giorni prima avevano invocato ed applaudito la censura politica di Altaforte a Torino.
Prima di cedere all’odioso sopruso il bravo ed esoso presentatore è riuscito ad appiopparci la riesumazione di un reperto fossile, una creatura ritenuta televisivamente estinta da tempo e che invece si è materializzata sullo schermo sotto forma di Heather Parisi, che invece di cantare il vecchio inno alle cicale ha salutato col pugno chiuso sotto lo sguardo compiacente del padrone di casa.
Un’altra perla, che si aggiunge all’intervista formato zerbino a Macron, ai troppi comizietti dei compagnucci della sua parrocchietta e a molte altre mediocri esibizioni pagate a peso d’oro coi soldi del canone.

Ma per un campione della sinistra da salotto che cessa le trasmissioni ce n’è subito un altro che le riprende, perché nella presunta RAI “sovranista”, come in tutte le RAI che si rispettino, c’è posto per tutti ma soprattutto per alcuni.
Protagonista del grande (e poco atteso) rientro è Gad Lerner, che dopo qualche anno di meritato oblio ritrova in tutti i sensi un “approdo” (che è il titolo della sua nuova trasmissione) a RAI 3.
Prima di tuffarsi nella nuova avventura il simpatico intellettuale radical chic ha trovato il tempo di diffondere via Repubblica una bella “lista di proscrizione” (prudentemente ed astutamente definita “simbolica”) consegnando alla pubblica gogna, antifascista e non, alcuni suoi colleghi secondo lui degni epigoni di quelli che considera i peggiori “razzisti” dell’era fascista. Etichettati come “I nuovi difensori della Razza” Mario Giordano, Paolo Del Debbio, Giuseppe Cruciani, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro diventano così la reincarnazione niente po’ po’ di meno che di “loschi individui” come Telesio Interlandi, Giuseppe Preziosi, Julius Evola e Giorgio Almirante.
Pure farneticazioni, ovviamente, alla base delle quali troviamo solo ignoranza dei fatti, superficialità e settarismo, come ha efficacemente rilevato Giampiero Mughini che ha definito “sfacciati e idioti” nonchè “porcate intellettuali degne di un semianalfabeta” gli elenchi della proscrizione lerneriana.
Sarebbe inutile perdere tempo a spiegare a Gad Lerner chi erano Julius Evola o Telesio Interlandi e perché non abbia senso buttarli in un unico infame calderone con Preziosi e Giorgio Almirante che da giovane neolaureato fu assunto a 24 anni (insieme a molti altri coetanei poi divenuti altrettanto famosi ma purificati da ogni peccato avendo abiurato il passato fascista) nella rivista di Interlandi come segretario di redazione.
A Gad Lerner non interessano la realtà storica, lo spessore dei personaggi, le responsabilità personali ed intellettuali, la corretta ricostruzione dei fatti e dei contesti.
Per denigrare chi non la pensa come lui ed alimentare il disprezzo contro i nuovi “nemici del popolo” mischiare come in una maionese impazzita fatti, tempi, luoghi, persone e contesti storici lontani tra loro anni luce va benissimo.
Anzi è l’ideale visto l’andazzo, confermato da episodi come quello di Palermo dove una classe di liceali sprovveduti e a quanto pare malamente indottrinati dalla loro insegnante hanno inconsapevolmente riprodotto lo stesso abnorme teorema di Gad Lerner evocando a sproposito le leggi razziali del 1938 con un maldestro e grossolano utilizzo della storia (che non conoscono perché nessuno si è preoccupato di insegnargliela) a fini politici che a scuola non dovrebbe mai essere tollerato.
Nemmeno Gad Lerner, d’altra parte, impara molto dalla storia, nemmeno dalla sua.
Perché a differenza del ben più insignificante Christian Raimo, l’altro squallido compilatore di liste di proscrizione, Gad Lerner ha alle spalle una significativa storia politica.
Prima di diventare l’intellettuale prediletto dei salotti radical chic milanesi e prima di scorazzare allegramente sull’elicottero di Gianni Agnelli Gad Lerner era un eminente esponente di Lotta Continua che a sua volta, prima di trasformarsi in una vezzeggiata ed invasiva lobby di intellettuali ex militanti, era una pericolosa incubatrice di violenza politica.
L’omonimo giornale, di cui Gad Lerner fu vicedirettore, non lesinava incitazioni allo “scontro di classe”, all’odio per il “nemico politico”, alla “giustizia proletaria”, alla pratica dell’”antifascismo militante” (cioè quello delle chiavi inglesi), ammantando il tutto di arzigogolate elucubrazioni intellettuali.
Da lì partì e si alimentò il linciaggio del Commissario Calabresi, prima verbale poi fisico; con quel giornale veniva distribuito (a proposito di liste di proscrizione) l’infame opuscolo “Basta con i fascisti” che raccoglieva nomi, cognomi, fotografie e indirizzi dei “fascisti”, un chiaro invito all’azione per gli “antifascisti militanti” che infatti non si lasciarono sfuggire l’opportunità.
In quell’opuscolo comparivano Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi, come molti altri colpiti in modo meno letale.
E’ il giornale che quando Guido Rossa fu ucciso dalla BR uscì con il titolo “La logica di ferro delle Br arriva a uccidere un operaio, in quanto spia”, e si potrebbe continuare.
Da chi ha fatto parte di quel mondo ed ha visto a cosa può portare l’uso sconsiderato e settario di parole e concetti sarebbe lecito aspettarsi più equilibrio e buon senso.
Non sempre un scaltro aggettivo basta a fermare le conseguenze di certe parole.
sono d’accordo ma proprio per questo motivo condanno Tarchi per aver accettato di partecipare a una trasmissione di lerner. Con questo qua non si deve parlare