Finalmente, dopo le denunzie banali e superficiali, espresse e scarsamente incisivi comitati del no della destra e dell’impero berlusconiano ormai in versione tardo bizantina, come la trita anomalia della nascita anomala del governo e non il mancato parallelismo con le intangibili strutture parlamentari inglesi e statunitensi, anche se da un ministro dei governi Berlusconi, purtroppo anche ex socialista, è arrivata una confutazione del testo governativo intelligente e motivata. Il pregio è dovuto al fatto che Giulio Tremonti non sia stato mai in totale e servile sintonia con l’egolatra ottantenne.
Il cattedratico lombardo apre ricordando la partenza, avvenuta nella “radiosa primavera del 2014, dell’avventura “neoconsolare” di Renzi, segretario del suo partito e presidente del Consiglio “dei (suoi) ministri”. E’ – commenta Tremonti non certo Berlusconi – “il frutto atteso da due congiunte leggi di riforma, una elettorale, l’altra costituzionale” “due pezzi disegnati [in qualche officina segreta] per essere poi fusi in unico monoblocco [ahi, ripetizione sfuggita al collega!] di potere].
Sul primo dei due pezzi, la legge di riforma elettorale, Tremonti segnala errori strategici, anche se le sue terapie sono opinabili (la “grande coalizione” tedesca), e tattici sull’epilogo, tale da consentire il successo dei grillini e da provare anche la rozza ed arroganza imprevidenza alla base del progetto del progetto berlusconian – renziano del Nazareno.
Invece assolutamente condivisibili sono i rilievi mossi alla riforma costituzionale, che non garantisce affatto maggiore velocità, maggiore economicità e maggiore stabilità. Giustamente, senza utilizzare la lezione della massima latina “plurimae leges corruptissima re publica”, non è affatto vero che in Italia servano nuove leggi tanto più che il 58,9% delle leggi sono decreti leggi, trasformati con i giugulatori “voti di fiducia”. Chi dal “centro – destra” ha mai ricordato questa anomalia di stridente antidemocraticità, destinata ad essere perfezionata ed istituzionalizzata con l’eventuale, malaugurato successo del sì?
Tremonti segnala poi che rispetto ad oggi il prezzo di manutenzione della “macchina economica per procedure e conflitti di attribuzione” “sarebbe molto più alto”.
Infine sulla stabilità gli è facile osservare che “ la competenza del nuovo “Senato” non è stata limitata ai “territori”, alle materie di interesse municipale e regionale, come sarebbe stato logico [ma non certo con questo sistema di nomina illiberale e confuso] ma estesa all’Europa (artt.80, 81, 87)” .
Segnala a quanti (ma ne esistono?) magari potrebbero trarre spinta per argomentazioni propagandistiche più politicamente centrate per l’opinione pubblica, che “così, a partire dai “Trattati europei”, che saranno decisivi per il nostro futuro – per restare in Europa, per uscirne, per cambiarla – tutto bicameralmente dipenderà da un organo drammaticamente e grottescamente inadeguato”.
Accenna poi all’ “horror vacui” per ciò che potrebbe succedere, argomento apocalittico, forte e temuto in questa nostra terra (giammai Stato), in cui l’opposizione è stata demonizzata e per quanto riguarda la destra criminalizzata e mai considerata nel ruolo essenziale e caratterizzante in ogni sana e vera democrazia.
Tremonti chiude, rilevando che la “Costituzione”, sottoposta al voto, è “scritta per approssimazione e per appropriazione. La “Costituzione” di un partito, malamente disegnata da un partito e per un partito, che una volta “vinte le elezioni”, potrebbe senza limite fare tutto ciò che vuole”.
Analisi e pronostico accettabili salvo la necessità di sostituire al termine “partito” cancellato, quello reale ed operante, di “gruppo di potere”, in primis la Confindustria, rappresentato sulla scena da bravi scolaretti, come Renzi e la Boschi.