In un foglio, come il “Corriere della Sera”, preoccupato di denunziare la situazione della stampa in Ungheria senza pensare all’inesistenza dell’editoria libera in Cina, nella Corea del Nord, a Cuba e in Venezuela, viene ospitata una lunga intervista, vecchia maniera e insopprimibile tono, di Berlusconi, al solito e come al solito unico politico lungimirante, un inarrivabile pontefice.
In un altro servizio il quotidiano di Cairo informa in modo acritico i lettori degli ulteriori passi decisi dal “conductor della Capitanata”: varo del Comitato interministeriale affari europei, incaricato di scrivere il piano italiano per l’utilizzazione degli oltre 200 miliardi di fondi europei, presieduto, nemmeno a dirlo, dal pugliese, regista incontrastato e incontrastabile delle poste finanziarie.
Di certo a questo quadro operativo, impressionante e altamente sconfortante, il “Cavaliere” insiste nello chiedere risposte e spiegazioni sull’uso del nuovo “scostamento di bilancio” ( i primi sono stati concessi con imperdonabile ingenuità e superficialità dalle opposizioni). Berlusconi è contrario – non ci vuole davvero molto – alle “spese assistenziali o peggio clientelari”, di cui gli italiani hanno prove dalle demenziali spese dilapidatrici dei monopattini e dei banchi da “luna park”.
L’autocrate lombardo, nonostante le continue esibizioni offerte da Conte, continua a vantare quell’ “interesse del Paese”, concesso “a scatola chiusa” e adeguate garanzie al governo. Per la miliardesima occasione insiste sulle diversità con FdI e con la Lega nella cultura, nei valori di riferimento, nello stile di comunicazione, temi davvero non marginali e non sottovalutabili. Definisce la sua fazione, gestita in modo assolutistico, “liberale [?], cristiana [?], garantista, europeista” e nel ripetersi poco più avanti si etichetta come “coerente interprete dei valori e delle tradizioni politiche dell’ Occidente”, quasi che gli altri 2 partiti mostrassero simpatie, inclinazioni o propensione per l’Oriente, per Cuba o per il Venezuela.
La bocciatura della proroga dello stato di emergenza ha basi credibili e solide, anche se è stucchevole e faziosa la difesa dei consumi, come se il cittadino comune, invece di vivere sereno, libero di muoversi e principalmente parsimonioso, dovesse unicamente spendere e non potesse risparmiare. E’ incredibile e onestamente inaccettabile la tutela, proclamata in modo enfatico, di un’Europa “liberale”, in realtà, alla luce degli orientamenti sbandierati, liberal (cioè versione ben più grave), e cristiana, altra etichetta irrealistica purtroppo, considerato il predominio devastante e mortificante – caro “Cavaliere” – del laicismo più sfacciato e prevaricatore dei valori caratterizzanti la Chiesa di Roma.
ma perche’ continuate a far caso a quel che scrive il corsera? E’ morto, non lo legge piu’ nessuno.