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Home Penna Pellicola Palco

Roma/ Ricordare la Grande Guerra con gli occhi di scrittori e poeti

di Federico Mollicone
26 Maggio 2015
in Penna Pellicola Palco
0
24 maggio/ Arriva a Trieste la staffetta dell’esercito. Il programma della manifestazione
       

L’anniversario della Grande Guerra si può ricordare in molti modi. Alla Biblioteca Angelica a Roma, il 19 maggio scorso, è stato commemorato non in modo freddo o semplicemente storico, ma emozionale seppur documentato.

L’iniziativa promossa dal Mibact attraverso la Biblioteca Angelica e l’infaticabile direttrice Fiammetta Terlizzi, è stata patrocinata dallo Stato Maggiore dell’Esercito, il Vittoriale degli italiani, il Museo di Trento e altre prestigiose istituzioni. Presentata da Francesca Barbi Marinetti, anche in rappresentanza della sua storia familiare, e con la collaborazione di Marco Lepre dell’Associazione Carnevale romano, il reading di poesia e teatro ha tenuto incollati alle sedie una platea di spettatori attenti e, talvolta, emozionati nel sentire le parole di scrittori e poeti che vissero la guerra in prima persona.

Alla fine un bellissimo testo scritto appositamente dal regista Leonardo Petrillo e ben interpretato dal bravo Edoardo Siravo ha dato vita alla figura di Guido Alessi, medaglia d’oro al valor militare, il cui nome è inciso sul monumento- da cui è nata l’idea dell’iniziativa anche grazie a Peter Glidewell- accanto alla meravigliosa Biblioteca Angelica in Piazza san Agostino a Roma, insieme a quello di centinaia di altri nomi.

La splendida Banda dei Granatieri di Sardegna in divisa storica e i lancieri di Montebello a cavallo hanno concluso, direttamente davanti al monumento di cui si chiede fortemente il restauro, la splendida serata.

Lo sguardo lirico di scrittori e poeti delle nazioni che vi parteciparono ha fatto “sentire” la guerra da chi la “vide in faccia”. Da chi la combatté. Senza retorica.

La prima guerra mondiale – o la quarta di indipendenza come si dirà per definirla come il più alto compimento del Risorgimento – fu un’epopea, un’epica davvero mondiale. Forgiò l’identità dei popoli. Tolkien, ad esempio, che fu soldato inglese in prima linea, si ispirò alla trincea e agli assalti per le scene di guerra de Il Signore degli Anelli.

Si combatté in Europa certo, ma anche in Africa e in Giappone persino. Laddove si trovavano le potenze coloniali tedesche, francesi, inglesi si combatteva.

Sette milioni di soldati morti, di cui 600 mila italiani, ma un milione di vittime civili e centinaia di migliaia di invalidi e mutilati.

Ma facciamo un passo indietro. Vi fu una guerra delle parole prima che di trincea. Come sappiamo il conflitto mondiale esplose nel luglio del ‘14 con la dichiarazione di guerra alla Serbia da parte dell’impero Austrio-ungarico.

L’Italia, inizialmente rimase neutrale, ma tutto era in guerra al suo interno. L’interventismo spaccò il fronte socialista da cui poi nascerà il fascismo di Mussolini che verrà cacciato da “L’Avanti” per un suo articolo a favore dell’intervento. Fonderà il Popolo d’Italia. La Storia poi la conosciamo.

Comizi, risse furiose, dibattiti roventi sui giornali. Tra interventisti e neutralisti. I futuristi di Filippo Tommaso Marinetti e i sindacalisti rivoluzionari di Filippo Corridoni che morì in prima linea, furono le correnti principali dell’interventismo. Poi certo, il Dannunzianesimo movimento storico letterario sui generis.

E intanto altri italiani mettevano in gioco la propria vita per essere riconosciuti come tali. E sono gli irredenti.

Cesare Battisti, deputato a Vienna della minoranza italiana, lascerà tutte le sue proprietà per riparare a Milano e fare ben 78 comizi in tutta Italia, isole comprese con grande fervore e ottenendo grande successo. Si arruolerà come volontario negli Alpini. Si distinguerà per il suo valore militare ma poi, fatto prigioniero dagli austriaci verrà impiccato come traditore. La beffa più grande. Pensate ancora oggi, ci sono video in rete di trentini filo austriaci che lo definiscono tale. Il sentimento anti italiano è cronaca quotidiana ancora oggi. Purtroppo.

Ma un altro grande eroe italiano, poco studiato e ricordato scrisse le pagine più belle dell’irredentismo. È Nazario Sauro. Fece di tutto per i suoi ideali socialisti e mazziniani: l’agente segreto per la causa del popolo Albanese e poi per l’Italia. Si arruolò come tenente di vascello. Inventò gli sbarchi degli assaltatori.

Fece diverse imprese eroiche e poi catturato dagli austriaci sotto falso nome. La madre per non farlo impiccare finse di non riconoscerlo. Ma fu inutile. Nazario Sauro rimane come esempio di amore per l’Italia ad ogni costo.

E poi c’è Gabriele D’Annunzio.

Un‘opera d’arte vivente e un eroe al tempo stesso. L’azione come poesia. Il coraggio come religione. Combatté valorosamente e nei discorsi con cui incitò migliaia d’italiani a farlo. Per l’Italia e la bella sorte. Di lui ci rimangono opere sublimi e atti eroici.

La grande guerra è tutto questo. Esempi splendidi di eroismo di grandi vite, ma anche eroi normali. Soldati che hanno dato la loro vita per l’Italia. Senza fama o gloria. Se non quella dei loro cari. La guerra certo è orribile. Ma la memoria della grande guerra è, soprattutto, comunitaria e familiare.

Ognuno di noi e di voi ha in qualche cassetto una foto, una lettera, una spada, un diario di un nonno o bisnonno che ha fatto la grande guerra. Dovendo partecipare all’iniziativa dell’Angelica ho scoperto, ad esempio, che il mio bisnonno Giuseppe Castellani, ufficiale della Marina regia italiana, partecipò a diverse imprese e si offrì volontario per l’affondamento di una nave austriaca, la famosa impresa di Pola. Impresa storica. Furono poi Rosselli e Paolucci a portarla a termine perché lui aveva troppi figli e venne rifiutato.

Oggi le ancore di quella nave austriaca le vedo passando sul lungotevere davanti al Ministero della Marina e fanno parte, seppur indirettamente, della mia storia familiare.

Riscopriamo questi preziosi cimeli. Facciamoli conoscere ai nostri figli. Lo dobbiamo a quegli eroi normali che furono i nostri padri. E se quei nomi che sono incisi in migliaia di monumenti come quello del centro di Roma saranno riconosciuti e onorati, queste iniziative avranno avuto un senso. Quello di riconoscersi in una comunità nazionale, senza più odii contrapposti. Semplicemente e orgogliosamente italiani.

Tags: Biblioteca AngelicaCentenario prima guerra mondialeforze armateGabriele D'AnnunzioRoma
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