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“Ricostruiremo l’Ucraina”, dicono. Ma con quali soldi (e chi paga)?

di Francesco Marotta
22 Febbraio 2023
in Il punto
2
“Ricostruiremo l’Ucraina”, dicono. Ma con quali soldi (e chi paga)?
       

Ad inizio guerra avevo discusso, nella seconda conferenza sulla geopolitica del G.R.E.C.E. Italia, a chi sarebbe toccato l’onere della ricostruzione dell’Ucraina. A chi se non a noi? La domanda è: per quale motivo la Presidenza del Consiglio promette tutto questo? Siamo in debito con l’UE di miliardi di euro (PNRR), abbiamo un debito pubblico infinito, l’Italia è un colabrodo, vedasi la sanità, le infrastrutture, l’impresa e le aziende in difficoltà, più la disoccupazione, una burocrazia schiacciante e ci arroghiamo pure il diritto di promettere e di voler pagare i problemi generati da altri e sottovalutati da noi ?

Il discorso sull’Europa è molto più ampio. Apro una piccola parentesi: è sconcertante che si continui a singoli balzi in avanti senza nessuna risposta corale che esuli dagli obiettivi altrui, in primis quelli degli USA. Ci torneremo meglio, perché nonostante tutto ci sono dei margini ma a mancare ancora una volta l’appuntamento con la Storia siamo noi, vedasi la giravolta di due inverni fa: la mano tesa della Francia per un asse mediterraneo e per equilibrare i rapporti con i membri del Nord Europa è l’ennesima occasione persa per stimolare un dialogo costruttivo che non escluda il Nord Europa, tutt’altro. Questo, differentemente dall’idea di un Continente diviso in due e dall’immancabile centralizzazione, dalla costituzione di uno spazio solo economico e di mercato, fortemente liberale, dalla mentalità da stakeholder e sotto l’egida dalla Forma Capitale.

La soluzione c’è e questa governance non è immortale, lo vediamo: un’Europa che non è filo atlantica ma federale e che includa la pluralità dei suoi membri e di tutte le differenze che sono la sua forza. Un’Europa di potenza e non avvezza ai “restaurazionismi” di sorta in un’era dei «grandi spazi» o poli. Se le Nazioni sono indubbiamente importanti, lo sono anche le località, le regioni, più i grandi spazi. Tra questi ce ne sono alcuni che hanno molte più cose in comune di altri, è con loro che bisogna dialogare. È un obbligo ma anche un dovere discuterne e questo è ciò che pensava Nietzsche: «L’Europa si farà sul bordo di una tomba». Beh, visto l’andazzo non aveva tutti i torti.

Tornando al punto principale, i soldi del PNRR sono fermi quasi al palo o vengono spesi con il contagocce solo in alcuni settori, dire con il contagocce è poco, indicati dalla Von der Leyen & Co. Cosa da non sottovalutare è che quei soldi vanno restituiti e che un mese fa si sono presi pure la briga di implementare il piano. Ad aggravare il tutto, tanto per confermare che nulla si è fatto o si sta facendo in tal senso, negli ultimi tre mesi sono sbarcati 12 mila migranti e le città italiane sono in balia di disperati, per cui potenzialmente pericolosi perché sono senza controllo. Per rendersene conto basta fare un giro per le strade di Milano, Roma, etc.

Dunque, l’obiettivo della Meloni è quello di riportare l’Expo in Europa e sarà una manna dal cielo per le nostre aziende del settore edilizio o di altro genere per la ricostruzione Ucraina. Bene, vorremmo sapere chi pagherà queste aziende per la ricostruzione, visto che trattasi di uno stato in guerra, nella migliore delle ipotesi a fine guerra e senza fondi, con in più un PIL devastato e tutte le infrastrutture più importanti ridotte a macerie? Nel novero non ho menzionato tutti gli altri settori primari, s’intende.

Tags: governo MeloniUcrainaUnione Europea
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Commenti 2

  1. tommaso bisi griffini says:
    7 mesi fa

    Quanto ha preso la Meloni per vendersi al Grande Capitale Plutocratico e Massonico?

    Rispondi
  2. Francesco says:
    7 mesi fa

    Pagheremo noi, è ovvio. La Meloni sta solo eseguendo ordini. Non c’è nessun cambio di rotta. Beh però abbiamo arrestato Messina Denaro dopo 30 anni e stiamo contenendo il pericolo anarchico che rischia di rovesciare lo stato.

    Rispondi

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