Se vi capita di arrivare a Pontresina, nel cantone dei Grigioni, in Engadina, fate una passeggiata nella valle del Morterasch fino in fondo al ghiacciaio. Potreste, è vero, incontrare il compagno Sala, il sindaco di Milano che ha casa quaggiù; è un suo diritto, ci mancherebbe, però non quaglia con il saluto a pugno chiuso.
Subito dopo le rotaie che guidano il rosso trenino del Bernina, inizia il sentiero che ci conduce dentro la valle. Dopo pochi metri vi capiterà di incontrare un palo con una targa indicante l’anno 1860 che indica dove si trovava in quel momento l’inizio del ghiacciaio che diecimila anni prima copriva gran parte della Svizzera. Percorrete altri trecento metri ed un altro palo vi spiegherà che il ghiacciaio è arretrato fin lì dopo dieci anni (1870). In quel periodo le strade erano percorse da uomini e donne a piedi o su calessi e carrozze trainate a cavallo, non c’erano fabbriche che esalavano fumi ammorbanti; Heidi portava nei monti circostanti al pascolo le sue caprette, Segantini dipingeva paesaggi alpestri di grande respiro, Nietzsche meditava sul destino dell’uomo sulle sponde dei laghi circostanti. Eppure il ghiacciaio si ritraeva e continuava a farlo, di decennio in decennio, e i metri rubati dalla terra al ghiaccio erano addirittura di meno, negli anni in cui l’inquinamento globale era più incontrollato,t ra il 1970 e il 1980. Ogni duecento, trecento, cinquecento metri altri pali indicano il ritrarsi del gigante di ghiaccio di decennio in decennio, inesorabilmente. Oggi il ghiacciaio è ben poca cosa, ma come spiegare questo suo arretramento con l’inquinamento del nostro ecosistema se il fenomeno persiste da quasi duecento anni?
Il riscaldamento globale iniziò migliaia di anni fa, se è vero che allora il ghiacciaio ricopriva tutte le valli circostanti. L’arretramento dei ghiacci ha avuto una velocità costante indipendentemente dal grado di inquinamento del resto del mondo. Quindi il riscaldamento globale non dipende principalmente dalle attività umane. E’ evidente che l’inquinamento va abbattuto, che dobbiamo difenderci dai gas venefici, arginare l’invasione della plastica, preservare le nostre acque e le nostre foreste. ma dobbiamo anche uscire dalla demagogia ambientalista.
Ascoltiamo il professor Zichichi che sostiene che “il riscaldamento dipende dal motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole: Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al Sole. Attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico”.
L’inquinamento va abbattuto perché dobbiamo stare meglio noi; ma non dobbiamo angosciarci per il riscaldamento globale, non dipende da noi che abbiamo già tante occasioni per vivere di ansie. C’è un potere che ci vuole avvinghiati a mille paure per averci docili strumenti ai suoi voleri. Una passeggiata nelle valli alpine può aiutarci a riflettere meglio.