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Ritorni al passato. Per ogni anticonformista è pronto un bel rogo (democratico)

di Massimo Weilbacher
10 Maggio 2019
in Home, Società&Tendenze
2
Ritorni al passato. Per ogni anticonformista è pronto un bel rogo (democratico)

Per commentare la miserabile censura politica messa in atto dalla strana coppia Appendino-Chiamparino contro i libri di Altaforte non è il caso di scomodare le cosiddette Bücherverbrennungen del 1933 e neppure i numerosi precedenti di fanatici intolleranti che nel corso della storia se la sono presa coi libri e le idee scomode (per loro) come l’imperatore cinese Qin Shi Huang che nell’anno 212 a.C. proibiva e bruciava i libri di Confucio, o il falò delle vanità di Savonarola (che poi farà la stessa fine dei libri) del 7 febbraio 1497, il rogo degli scritti di Lutero ordinato da Papa Paolo III nel 1542, l’indice dei libri proibiti del Sant’Uffizio (con i casi di Giordano Bruno e Galileo Galilei) istituito nel 1559, il vescovo spagnolo Diego de Landa che nel 1562 al grido di “Troviamo tutti i libri scritti nella loro lingua e dato che in essi non v’è cosa che non sia corrotta da superstizione e falsità diabolica, bruciamoli indistintamente!” mandò in fumo 8 secoli di civiltà Maya.

Quello che è successo a Torino appartiene senz’altro a questo filone, ma sarebbe esagerato e fuori luogo associare a personaggi e fatti storici due modeste comparse della cronaca più mediocre e banale.

Un residuato dell’apparato del PCI diventato referente dell’eterno sistema di potere consociativo torinese l’uno, un’inconcludente sindaca per caso l’altra, catapultata in municipio dalla nociva superficialità del qualunquismo grillino.

Entrambi interessati a fare fumo e a sviare l’attenzione da problemi più seri proprio come la degna compare romana della sindaca torinese e, a quanto pare, come anche il cosiddetto capo del movimento pure lui con i suoi guai politici da nascondere sotto il tappeto.

I due piemontesi di fronte alla grottesca cagnara inscenata da un semi sconosciuto peone della sottocultura antifascista prima imboccano la via del terrapiattismo costituzionale vale a dire quella bizzarra credenza popolare (fondata su una immaginaria interpretazione della XII disposizione transitoria) secondo la quale qualsiasi manifestazione di pensiero anche solo lontanamente ispirata alla cultura “fascista” (cioè qualsiasi cosa non condivisa dalla sinistra) costituirebbe reato di apologia del fascismo e andrebbe vietata con severa punizioni dei responsabili. 

Poi, forse resisi conto dell’inconsistenza di questa illusione, passano direttamente alle vie di fatto mettendo in atto, di notte e alla chetichella, una vera e propria odiosa ed inammissibile censura politica

Fatto gravissimo che meriterebbe un degno seguito nelle aule di tribunale, ma prontamente approvato dal ministro dei beni culturali Bonisoli che ha inaugurato la kermesse torinese dichiarando pilatescamente che ”se questa è la scelta sarà stata la cosa giusta” (altre reazioni governative non pervenute).

Ray Bradbury in “Fahrenheit 451” ha descritto perfettamente i rischi che corre una società che mette al bando la cultura e brucia (o proibisce, che è poi la stessa cosa) i libri: “Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamo inutile l’arma. Castriamo la mente dell’uomo”.

E’ proprio quello che devono avere pensato i solerti censori di Altaforte, ansiosi di neutralizzare i fucili altrui.

Anche Aldous Huxley nel “Mondo Nuovo”e, naturalmente, George Orwell in “1984” hanno previsto ed efficacemente descritto società distopiche e disumane fondate sulla repressione irragionevole della cultura, dell’arte e dei sentimenti non conformi a modelli imposti da oligarchie feroci ed irragionevoli in nome di un ordine economico o di un’illusione politica.

Per questo squallido episodio, però, non è il caso di scomodare nemmeno la letteratura, quella vera. Difficilmente chi è abituato ad esaltare Christian Raimo (che non so nemmeno se e cosa scriva), Michela Murgia o Antonio Scurati convinto che si tratti di cultura e non di mediocri sottoprodotti di un vecchio e logoro conformismo è in grado di conoscere e capire il valore della vera cultura.

Pretendere che certa gente legga, ragioni, rifletta in termini alti e profondi è come chiedere ad un asino di volare. Molto più semplice starnazzare e censurare, come per un asino ragliare.

A dire il vero, un riferimento storico per quanto sta accadendo in Italia di questi tempi, non solo a Torino, ci sarebbe. Nel 1692 dalla piccola comunità di Salem Village, nell’odierno Massachusetts allora colonia inglese, divampò la più feroce caccia alle streghe dei tempi moderni che, con una serie di raccapriccianti processi, portò all’esecuzione di 19 persone, all’uccisione sotto tortura di una ventesima, all’accusa di altre 200 di cui 150 arrestate e torturate.

Quella di Salem era una piccola comunità chiusa e integralista, ossessionata dal rigore puritano e minacciata costantemente dalle tribù native americane che avevano costretto i coloni ad affrontare una guerra logorante e sanguinosa. La miscela di tensioni, angoscia per il futuro e fanatismo religioso era poi esplosa in una sorta di isteria collettiva che aveva portato i membri della comunità ad accusarsi reciprocamente di stregoneria e ad accusare chiunque capitasse a tiro, propagando questa malsana suggestione per tutta la colonia.

La caccia alle streghe fu assurda e spietata e colpì cittadini, ovviamente innocenti, di ogni genere: poveri contadini, vecchie vedove, schiavi, un milite che si era rifiutato di eseguire arresti arbitrari, ma anche un pastore, il consigliere del governatore inglese, due membri del governo provinciale e perfino Lady Phips, la moglie del governatore appena arrivata dalla madrepatria. Delle 144 persone processate dalla Court of Oyer and Terminar, il tribunale appositamente istituito e totalmente succube della suggestione collettiva, ben 54 confessarono di essere streghe.

L’isteria antifascista che in molti cercano di propagare nel paese somiglia parecchio a quella per le streghe di Salem.In fondo la sinistra italiana di oggi si sente assediata e minacciata dall’ondata sovranista più o meno come i puritani del Massachusetts si sentivano minacciati dagli indiani e il settarismo col quale cerca di rimediare all’involuzione dei suoi valori di riferimento somiglia molto alla rigidità della dottrina puritana.

Chiuso in un integralismo acritico sempre più avulso dalla realtà, l’apparato politico-mediatico della sinistra italiana si è convinto, autosuggestionandosi come la comunità di Salem, che esista un vero pericolo fascista responsabile di tutti i suoi mali e da fermare con ogni mezzo. Esattamente come i coloni inglesi erano convinti di essere minacciati dalla stregoneria il che giustificava qualsiasi reazione, inclusa la tortura e l’impiccagione di innocenti.

Fortunatamente il grottesco episodio di Torino, come tutti gli altri che da mesi compaiono qua e là, non è drammatico ma solo squallido e un po’ ridicolo. Una carnevalata da Halloween più che una vera caccia alle streghe. Almeno per ora, perché non sarà certo l’ultimo.

Tags: antifascismoSalone del Libro TorinoTorino
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Commenti 2

  1. antonio corso says:
    2 anni fa

    d’accordo, facciamo una fiera del libro alternativa

    Rispondi
  2. Peppino coppola says:
    2 anni fa

    Solo pochi intellettuali coraggiosi hanno reagito con forza alla censura del salone di Torino. Mi ha meravigliato ,ma non più di tanto, la prudenza dei politici di destra. Attenzione! di tatticismo si muore…

    Rispondi

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