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Roma dimentica Augusto. L’ennesima occasione sprecata di un Paese perduto

di Redazione
20 Agosto 2014
in Rassegna Stampa
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Roma dimentica Augusto. L’ennesima occasione sprecata di un Paese perduto

Dicono le agenzie di stampa che questa mattina comincia un «ciclo di visite» al mausoleo di Augusto, ma le prenotazioni sono esaurite. Forse è un dettaglio che spiega già tutto, spiega più delle condizioni del mausoleo stesso, chiuso al pubblico da quasi ottant’anni. Si intuirà la portata comica del duemillesimo anniversario della morte del primo imperatore di Roma – Ottaviano Augusto – celebrato in impraticabilità della tomba.Per chi non conosce Roma, il mausoleo sorge, o forse giace, al centro di piazza Augusto Imperatore, uno degli esempi meno riusciti di architettura razionalista, e a pochi passi dall’Ara Pacis, il monumento eretto nel 9 d.C. in celebrazione del pacificatore. Il mausoleo è coperto di erbacce, rovi, perde qualche mattone qua e là, nei dintorni vi hanno preso domicilio dei senza tetto, ed è circondato da un inferriata attraverso cui si buttano lattine e cartacce, e lungo la quale alcuni artisti di strada espongono opere di incerto valore (una volta si vide un sasso con didascalia scritta a mano e a gesso sull’asfalto: «Sasso»). Le condizioni del sepolcro di Augusto sono piuttosto note.

Che sia inagibile oggi, duemila anni dopo il 19 agosto 14 d.C., giorno della morte dell’imperatore, non dice per forza qualcosa sulla gestione del nostro patrimonio artistico, che non aveva bisogno di una prova in più, quanto forse delle condizioni generali del paese: tre anni fa il sovrintendente Umberto Broccoli cercò di lanciare l’operazione poi avviata con Diego Della Valle per la ristrutturazione del Colosseo, ma nessuno si fece avanti. Quanto ai denari promessi dallo Stato, quattro milioni di euro, ne sono arrivati forse la metà. Ma in ogni caso questi quattro milioni sarebbero stati una specie di acconto, visto che la sovrintendenza ha appena ricordato che per rimettere in sesto il mausoleo servono «tre lotti da quattro milioni ciascuno», cioè dodici milioni. Più altri otto per poi sistemare e rendere utilizzabili gli spazi interni. Insomma, qui l’ottimismo sembrerebbe un’imprudenza.

E però è pur sempre un anniversario importante, e riguarda uno degli uomini che hanno fatto la storia del mondo: il fondatore dell’Impero romano. Così, si legge nei programmi, un giretto al mausoleo si riesce a farlo lo stesso, anche se non dentro. Però, come si diceva all’inizio dell’articolo, è tutto esaurito. Impossibile trovare un posticino.

Perché? Milioni di turisti? Studiosi dai quattro angoli del globo? No, è che sono previste tre visite soltanto: una alle 9,30, la seconda alle 10,30, l’ultima alle 11,30. Poi si va a pranzo, poi arrivederci. Fra le grandi attrazioni dell’evento, il ministero segnala con qualche orgoglio lo spettacolo di stasera (dalle 21) con l’Ara Pacis eccezionalmente aperta fino a mezzanotte e illuminata a restituire all’altare i colori originali (ma non è una novità assoluta: la si è già visto qualche anno fa).

Sempre lì, all’Ara Pacis, c’è una mostra sull’arte del comando, da Augusto a Napoleone passando per Carlo Magno e Federico II. Andando avanti, ai mercati di Traiano si potrà intraprendere un viaggio virtuale nella Roma augustea, sul Palatino sarà visitabile la villa dell’Imperatore, al Foro di Augusto ogni sera c’è il racconto con effetti speciali di Piero Angela (in verità molto apprezzato) e si aspetta di vedere, sempre ai mercati di Traiano, le due serate del 30 e 31 agosto, con i versi di Virgilio, Catullo e Ovidio recitati in latino.

Non saremo certo noi, da questa postazione, a discutere la portata artistica e dottorale delle celebrazioni (anche perché il programma non è esaurito: ci siamo limitati e ricordare le tappe più croccanti, diciamo così). Però come attrazione turistica, o come semplice festa della città, fa obiettivamente abbastanza schifo.

Ci si immagina che sarebbe capitato a Tokyo o a New York o a Londra – città nelle quali sanno trasformare in una superstar un coccio di vaso – se avessero avuto a disposizione una ricorrenza del genere? Sarebbe saltato fuori un luna park (anche molto rispettoso, per tranquillizzare i sacerdoti dell’erudizione) lungo un anno o forse tre, con ricostruzioni da set cinematografico della Roma imperiale, figuranti in costume, ristoranti coi menu di duemila anni fa, mostre ciclopiche, musei aperti giorno e notte, negozi di souvenir e costosa chincaglieria.

Insomma, se ne sarebbe fatta l’occasione per rimediare qualche decina di milioni di euro. Lo si è detto un sacco di volte: la cultura deve autofinanziarsi, ed è l’unica benzina che oggi ci sia rimasta. In fondo, settantasette anni fa, nel 1937, quando organizzò la Mostra augustea della romanità per i duemila anni dalla nascita di Augusto – coi mezzi e il sussiego dell’epoca, e non in tempi di turismo di massa – Benito Mussolini attirò un milione di visitatori. Oggi quasi non ci siamo accorti di nulla.

 

di Mattia Feltri da La Stampa del 19 agosto 2014 

Tags: Benito MussoliniDiego Della ValleMussoliniOttaviano AugustoRomastoria
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