Adesso che il berlusconismo è al crepuscolo, e Mubarak non ha più nipoti da imprestare agli sberleffi della stampa di sinistra, il nuovo nemico pubblico numero uno è diventato Matteo Salvini, il pericolosissimo segretario della Lega che, ispirandosi a Marine Le Pen, sta nazionalizzando il partito padano. La recente manifestazione a Roma, che ha visto sfilare assieme per la prima volta, in un amalgama estremamente eterogeneo, l’elmo longobardo e il tricolore, è infatti suonata un po’ a tutti come il primo atto di una svolta, meritevole d’essere monitorata in futuro.
Per la verità sconcerta, anche chi osserva da qualche tempo l’agone politico e ormai ci ha fatto il callo, il processo di demonizzazione che negli ultimi mesi la Lega Nord, in via di metamorfosi, ha subito ad opera degli organi di informazione schierati, tacitamente o meno, a sinistra e dintorni.
Si sa, è la solita macchina del fango, che allentata di poco la presa sul Cavaliere trova altri nemici da sporcare, eppure l’impressione è che questa volta i radical chic e i benpensanti stiano dando il meglio di loro stessi. Neppure fossimo negli anni di piombo, ogni occasione è buona per evocare oscuri spettri di nazifascismo, tant’è che il piccolo ma agguerrito movimento di destra sociale CasaPound, fino a ieri sconosciuto al novantanove percento degli italiani, ha oggi una visibilità mediatica superiore a quella di tutti gli altri soggetti politici extraparlamentari (e sono molti, va detto), in virtù, ovviamente, dell’alleanza col pericoloso Salvini. Una mossa per screditare il leader ruspante? Ai posteri l’ardua sentenza.
Del resto non sono neanche mancate bizzarre teorie complottiste su un movimento europeo, se non mondiale, di cui la Lega farebbe parte, una “internazionale nera” guidata e finanziata dalla Russia di Vladimir Putin con l’obiettivo di destabilizzare l’Europa. Parola, folle, di un quotidiano nazionale molto amato negli ambienti progressisti.
Alla fine, chi ci guadagna per davvero col processo di demonizzazione mediatica di Salvini sono i barricaderi dei centri sociali, che in nome di un non ben definito antifascismo possono felicemente sfogare la loro frustrazione di emarginati, prendendo a sassate la macchina del giovane segretario, scrivendo insulti sui muri, organizzando manifestazioni e occupazioni che terminano spesso e volentieri in scontri di piazza con la polizia in tenuta antisommossa. Tanto, a prescindere, le forze dell’ordine hanno sempre torto.
L’era salviniana, giusta o sbagliata che sia, è appena all’inizio, e la macchina del fango, nel caso di Salvini, ancora in rodaggio. Viene dunque spontaneo dire: ne vedremo delle belle.