E’ ormai evidente, anche nella drammatica pagina della storia, scritta a Parigi, di cui recheremo tutti indelebile il ricordo dell’unica vittima italiana, la veneziana Valeria Solesin, e del suo splendido sorriso, che il governo è relegato in quinta o forse meglio quindicesima fila, che si palesa incerto e inconsapevole dell’estrema gravità della situazione, da affrontare comunque senza iniziative muscolari e sceriffesche. In una parola esce confermata l’inadeguatezza, l’impreparazione, la maturità da asilo infantile dell’esecutivo.
Giustamente Magdi Allam nel suo ultimo lavoro ha rilevato che “è ora di prendere atto che o si combatte per vincere o saremo sottomessi all’islam. Il terrorismo islamico dei tagliagole o dei taglialingue sta dilagando sull’altra sponda del Mediterraneo e si sta consolidando dentro casa nostra. Il nostro principale nemico è la nostra ignoranza, ingenuità, viltà”, anche se sarebbe più esatto e rispondente alla realtà denunziare non l’ignoranza, ingenuità e viltà dei popoli e dei cittadini, ma quella dei governi europei e degli Stati Uniti. Interessanti e estremamente rilevanti sono le analisi rilasciate da Franco Cardini, al quale si può muovere una sola obiezione sul momento dell’origine della crisi, insito nel colonialismo brutalmente esercitato e non nella fase successiva alla sua conclusione.
Personalmente, dando una risposta del tutto negativa, mi sono chiesto se i francesi avrebbero assunto le decisioni plateali del nostro paese (persino la partita Italia – Lituania del torneo Under 21, svoltasi a Castel di Sangro, ha visto gli atleti giocare con il lutto al braccio), se il dramma si fosse registrato tra noi e da noi.
Intanto appaiono sulla stampa notizie sconvolgenti o eloquenti, quali quella relativa alle parole pronunziate dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, sul Crocifisso, oggetto “che appartiene al Medioevo”, e quella sulle incredibili dichiarazioni di Alfano riferite a Salvini: “ Ascoltandolo sembra di percepire il suo dispiacere perché gli attentati di Parigi non siano avvenuti in Italia così da consentirgli di fare caciara e guadagnare voti”. Sconvolgente la prima, ennesima dimostrazione dell’aberrante clima morale dominante nel partito sottoposto alla monarchia assoluta di Renzi e perché vorremmo leggere una reazione, una dichiarazione dell’organo stampa dei vescovi o del loquace padre Lombardi, eloquente la seconda dell’incolmabile frattura tra il centro – destra ed il partitino microscopico del ministro dell’Interno, sul quale solo Berlusconi, impegnato nei suoi fantasiosi calcoli sulla creazione di una coalizione, può nutrire speranze di recupero.
Da ultimo è arrivata dal vicepresidente dell’UE, il lettone Valdis Dombrovskis, una esplicita sentenza di rinvio della politica economica italiana. Il politico della Repubblica baltica ha osservato che il deficit strutturale dell’esecutivo, “guidato” da Renzi “devia in modo sostanziale dal cammino raccomandato, avrebbe dovuto migliorare di 0,1 e invece peggiora dello 0,5”, aggiungendo – passaggio cruciale per la Legge di stabilità, in discussione alle Camere” – che la flessibilità non può essere accordata per ora perché “andrebbe in contraddizione” con il percorso raccomandato a maggio. La parte finale dovrebbe suonare come una decisa ed inequivocabile sconfessione delle decisioni sostenute dal governo: le clausole di flessibilità nelle valutazione dei conti pubblici “non possono essere utilizzate per compensare il taglio delle tasse sugli immobili”. Viene infine rimandato tutto alla prossima primavera, in attesa delle riforme, che saranno proclamate e chissà quando realizzate nel condizionante ed assorbente momento elettorale.