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Home Economia

Sciapi e infelici. Ma gli schiavi dovrebbero essere allegri e brillanti?

di Augusto Grandi
7 Dicembre 2013
in Economia, Home
0
Sciapi e infelici. Ma gli schiavi dovrebbero essere allegri e brillanti?
       

 

Siamo “sciapi e infelici”. Secondo il rapporto del Censis questo è il risultato dei governi del grigiocrate Monti e della nullità Alfetta. Sciapi. Oddio, considerando il livello di incultura a cui è stata condannata l’Italia, buona parte della popolazione manco sa cosa significhi “sciapi”. Ed ora insorgerà il ministro 1-2-x per la Dis integrazione protestando contro i termini difficili che dimostrano il razzismo di chi li utilizza perché i clandestini (pardon, gli ospiti) non conoscono l’italiano. Ma sanno benissimo come ottenere i soldi italiani. D’altronde se i servi degli eurosfruttatori fanno fuggire oltre 100mila giovani italiani all’anno (raddoppiati rispetto al 2007), spesso in possesso di lauree e diplomi richiesti e pagati bene all’estero, dobbiamo ben sostituirli con braccia da sfruttare.

Cervelli in arrivo? Pochi, perché la maggior parte dei migranti con titoli di studio fugge verso Paesi che non siano sciapi ed infelici. Ma i Saccomanni di turno continuano a ripetere che la strada è quella giusta, che dobbiamo pagare più tasse per far contenti i mercanti ed i mercati, che l’Imu va rimessa (cambiate pure il nome, ma pagate), che i conti vengono prima di tutto.

Avanti così, sino a quando i servi scopriranno che lo stile di vita di un’Italia sciapa ed infelice non è più il modello da imitare nel mondo, non è più un sogno per le classi medie dei Paesi emergenti. Ed a quel punto il made in Italy non rappresenterà più un valore aggiunto, non sarà l’elemento trainante per le nostre esportazioni. E loro che si riempiono la bocca di export si troveranno senza parole (ma con la bocca piena per le loro abbuffate). E senza speranze, perché il mercato interno sarà ormai totalmente distrutto.

Significative le idiozie sparate in questi giorni sul fronte delle produzioni agroalimentari italiane. Il settore – hanno spiegato i servi – esporta troppo poco. Già, perché una parte degli alimenti prodotti in Italia vengono (ancora) consumati in Italia. Siamo così ingordi e schizzinosi da pretendere di mangiare la polenta italiana, gli spaghetti italiani conditi con olio o burro italiani ed accompagnati da vini italiani. Invece i servi non vogliono. Gli italiani, secondo loro, dovranno mangiare prodotti Ogm in arrivo da Paesi dove c’è libertà nell’uso dei pesticidi, dove il livello di metalli nelle verdure è fuori controllo, dove tra cibo e plastica è più salutare la plastica. Noi potremo permetterci le verdure della Terra dei fuochi, le mozzarelle tinte di blu, i prosciutti in arrivo da chissà dove. Sciapi ed infelici. E si stupiscono?

Tags: agricoltura italianaagroalimentareCensiseconomiaimmigrazione clandestinalavoromade in ItalyMario Monti
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