Caro direttore, sto per andare in Piazza Duomo a Milano dove con i militanti di Fratelli d’Italia manifesteremo, sfilando fino a piazza San Babila, la nostra solidarietà ai due marò sballottati da monti senza alcuna dignità — come un pacco postale — avanti e indietro con l’India.
Onore ai nostri due fucilieri di marina, ma esattamente come scrive Maria Giovanna Maglie su Libero, siamo diventati lo zimbello del mondo. E la Maglie, che fa un’analisi degli errori compiuti quasi esaudiente, sbaglia soltanto nell’attribuire al precedente Ministero della Difesa che avevo l’onore di dirigere, “regole d’ingaggio oscure che hanno venduto ecc.».
In realtà, a parte il fatto che le regole d’ingaggio non sono oscure, la legge in questione fu comunque d’iniziativa parlamentare — oltretutto bipartisan voluta dal PdL e dal PD — e fu da me anzi non condivisa (come potrebbe testimoniare l’allora capo dell’Ufficio legislativo) fino a quando non si dichiarò nettamente a favore della proposta parlamentare la stessa Marina attraverso il suo Capo di Stato Maggiore. Si giunse a prevedere la possibilità di utilizzo sia di militari sia in alternativa, come io preferivo, di contractors. Peraltro le ragioni di tale scelta erano riferite ad orientamenti della Nato e dell’Onu.
Ma a parte questa non lieve inesattezza, ha ragione Maria Giovanna Maglie — ed io voglio sottolinearlo fortemente) che il nostro governo non avrebbe dovuto avere scrupoli sulla “parola data” atteso che tutta la vicenda inizia con l’inganno indiano che con malafede induce la nave ad entrare nelle acque territoriali di quel paese. Per non parlare delle minacce e della privazione dell’immunità al nostro ambasciatore. Monti avrebbe dovuto sin dall’inizio assumere scelte più decise e radicali . Nel mio piccolo proposi immediatamente il richiamo non temporaneo del nostro ambasciatore sino all’eventuale interruzione dei rapporti non solo diplomatici ma soprattutto commerciali. In realtà è valso di più ancora una volta con estrema probabilità il richiamo dell’interesse economico assieme alla “paura” di gesti chiari e concludenti.
Monti è certamente il principale responsabile (assai più dei forse incolpevoli ministri degli Esteri e della Difesa) ma è tutto il sistema Italia ad avere girato lo sguardo da un’altra parte, quasi con fastidio, a fronte dei pochi che giorno dopo giorno non si sono stancati di chiedere che il problema non fosse affrontato sul piano strettamente tecnico giuridico ma viceversa come prioritaria questione di dignità nazionale. Speriamo nell’immediato futuro a chiunque tocchi assumersi le necessarie responsabilità.
lettera a “Libero” – 24 marzo