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Sicurezza nei cieli. L’esercitazione Circaete 2018

di Redazione
19 Ottobre 2018
in Estera, Guerre e pace
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Sicurezza nei cieli. L’esercitazione Circaete 2018
       

Un gruppo di terroristi a bordo di un volo di linea decide di dirottare il velivolo, costringendo l’equipaggio a cambiare la rotta pianificata e facendo così scattare il dispositivo internazionale di difesa dello spazio aereo.  Questo lo scenario della “Circaete 2018”, esercitazione di difesa aerea che si è svolta nei giorni scorsi sui cieli del Mediterraneo con la partecipazione dei Paesi aderenti all’ “Iniziativa 5+5” con lo scopo di testare la reattività dei sistemi nazionali di sorveglianza e difesa dello spazio aereo nel contrasto di minacce aeree di tipo non militare e promuovere un uso coordinato dei relativi centri di comando e controllo, dei siti radar e dei caccia intercettori.

L’accordo di collaborazione, nato nel 2004  proprio su proposta italiana, intende promuovere la cooperazione su problematiche comuni di sicurezza e difesa e contribuire alla stabilità regionale e alla comprensione reciproca tra i Paesi delle due sponde del Mediterraneo Occidentale: quella del nord, cui fanno parte Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna, e quella del sud, con Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia.

 

L’edizione 2018 della Circaete è stata organizzata dall’Aeronautica Militare – cade nell’anno di presidenza italiana della “Defence 5+5 Iniziative” – e rientra tra le attività promosse dal Ministero della Difesa per ricercare soluzioni e progetti di cooperazione comune, in particolare nei settori della sorveglianza marittima, del contributo delle forze armate alla Protezione Civile, della formazione e della ricerca, e appunto nel campo della difesa aerea. Una minaccia quanto mai attuale, quella alla sicurezza dei cieli, come dimostrano gli episodi del dirottamento dell’Airbus 320 libico del 23 dicembre 2016, poi atterrato a Malta, e dell’aereo della Ethiopian Airlines che il 17 febbraio 2017 doveva percorrere la tratta da Addis Abeba a Roma e che è stato dirottato sullo scalo di Ginevra. L’Aeronautica Militare sta promuovendo in particolare, in questo ambito, iniziative finalizzate ad aumentare la mutua conoscenza e l’interoperabilità delle forze aeree dei 10 Paesi Membri, mettendo a disposizione le competenze sviluppate in alcuni ambiti operativi e tecnologici specifici come ad esempio quello dei sistemi elettronici di comando e controllo, quello dei velivoli a pilotaggio remoto, della ricerca e soccorso (SAR – search and rescue) e del Personnel Recovery.

 

Lo scenario dell’esercitazione – Un aereo da trasporto militare, in questo caso italiano, un Falcon 900 easy del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare, ha simulato di essere un velivolo civile cosiddetto “renegade”, ovvero – come vengono chiamati in gergo tecnico – quegli aerei civili in arrivo o transito nello spazio aereo nazionale la cui condotta sia potenzialmente pericolosa per la sicurezza in quanto riconducibile ad una possibile azione terroristica. I centri di comando e controllo e sorveglianza radar dei Paesi interessati dalla rotta del velivolo, nonché i piloti e il personale delle basi della difesa aerea coinvolte, dovranno reagire in maniera tempestiva e coordinata per intercettare e condurre – proprio come avverrebbe nella realtà – la minaccia fuori dagli spazi aerei nazionali o all’atterraggio forzato su un aeroporto designato, secondo le indicazioni impartite da terra seguendo protocolli stabiliti. L’obiettivo dell’esercitazione, che viene svolta annualmente è proprio quella di promuovere e consolidare l’adozione di procedure comuni nella gestione di casi di questo genere, dove la competenza rimane delle singole nazioni ma in cui è essenziale – vista la velocità e la complessità degli interventi richiesti – agire in maniera coordinata tra nazioni confinanti.

La fase dell’esercitazione nello spazio aereo italiano è stata gestita dall’Italian – Air Operation Center del Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico (Ferrara), il centro di comando e controllo dell’Aeronautica Militare da dove viene assicurata 24 ore su 24 la sorveglianza dello spazio aereo nazionale e laddove necessario da dove partono gli ordini di decollo immediato per i caccia intercettori. i piloti ed i caccia Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto, del 36° Stormo di Gioia del Colle e del 37° Stormo di Trapani sono decollati in pochissimi minuti dall’ordine di “scramble”,  ossia di decollo immediato su allarme, per intercettare e scortare fuori dai confini nazionali il velivolo sospetto, assicurando con una sorta di “staffetta in volo” continuità con gli assetti della Difesa Aerea francese e successivamente tunisina.

 

Un velivolo F-5 tunisino che prendeva parte all’esercitazione è precipitato in acque territoriali tunisine. Il pilota si è salvato utilizzando il seggiolino eiettabile ed è stato individuato e poi recuperato da un elicottero UH-60 tunisino. Sotto la direzione ed il coordinamento del Comando Operazioni Aeree (COA), hanno partecipato alle ricerche anche assetti nazionali tra cui un velivolo da pattugliamento marino P72-A appartenente al 41° Stormo di Sigonella (CT), il cui equipaggio è formato da personale dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare. Anche un elicottero HH-212 dell’80° Centro SAR di Decimomannu (CA) è stato attivato.

 

Fonte Aeronautica Militare

 

 

Tags: Aeronautica militareforze armateMediterraneoterrorismo
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