Se al primo turno delle elezioni amministrative il Centrodestra aveva ottenuto un ottimo risultato con un Partito democratico che sembrava però aver sostanzialmente “tenuto”, il secondo turno ha decretato una disfatta assoluta per tutto il Centrosinistra, soprattutto per i risultati in Toscana, dove gli storici feudi rossi di Pisa, Massa e Siena, sono (finalmente) crollati, passando al Centrodestra.
Le premesse c’erano tutte, perché nell’aria si sentiva sentore di questa svolta. Venerdì 22, ero andato personalmente a Pisa per assistere al comizio del Centrodestra col quale si chiudeva la campagna elettorale per il ballottaggio; CDX unito per la candidatura di Michele Conti (ex Alleanza nazionale), fortemente voluto dall’asse Fratelli d’Italia – Lega. Per appoggiare Conti, sono venuti al raduno anche Claudio Borghi e lo stesso leader leghista, Matteo Salvini: la piazza era gremita di persone che osannavano gli oratori.
Personalmente mi sforzo sempre di restare freddo, distaccato, di non farmi coinvolgere emotivamente, di ascoltare con senso critico quanto affermano i politici (che siano di destra, sinistra o centro), impermeabile alla retorica e cercando in ogni frase pronunciata dal politico di turno, si discernere i concetti dalla propaganda. Pur avendo “le mie idee politiche”, ero lì, non per applaudire come “simpatizzante”, bensì, come osservatore, come “cronista”, e perciò mi sono autoimposto di non applaudire nessun passaggio dei politici presenti, e così ho fatto. Ho quindi ragionato criticamente su ogni cosa che è stata detta da Salvini e gli altri, per valutare se c’èra qualcosa che non convinceva, ma onestamente devo dire che mi sono trovato d’accordo su tutto. Le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro irreprensibile per garantire l’ordine pubblico, evitando che le solite teppaglie dei centri sociali e dintorni, disturbassero la manifestazione. L’entusiasmo della gente era visibile e mi ha fatto subito prevedere che forse questa volta Pisa avrebbe cambiato colore.
È andata ancor meglio del previsto, infatti, la sinistra ha perduto anche Massa e addirittura, Siena. A vedere Salvini, così osannato, sempre in mezzo alla gente e capace di parlare un linguaggio semplice, comprensibile a tutti, sembrerebbe quasi che Matteo abbia letto “La psicologia delle folle” di Gustave Le Bon, e forse l’ha letto, come lo lessero in molti prima di lui, da Mussolini a John Fitzgerald Kennedy, o forse no, semplicemente Salvini è se stesso, parla come l’italiano medio, e perciò piace, e ha oggi quella capacità attrattiva che per vent’anni fu di Silvio Berlusconi. Al termine del comizio, quasi tutti sono saliti sul palco per farsi un selfie con Salvini; io sono stato tra i pochissimi a non farlo, perché immune al culto della personalità. La smania di tutti di farsi un selfie con Salvini, mi ha in un certo senso intenerito, ma a essere sinceri il successo personale di Salvini e del suo partito non è dovuto solo alle sue capacità comunicative, perché anche l’altro Matteo, Renzi detto “il bomba”, ha notevoli capacità oratorie, e, infatti, il rottamatore era riuscito a portare il Partito democratico a dei livelli di consenso sbalorditivi, ma se alle chiacchiere non fai seguire i fatti, il consenso rapidamente ottenuto, lo perdi con altrettanta rapidità.
Ed è questo che Salvini deve tener presente e a giudicare dai suoi primi passi, sembra esserne perfettamente consapevole: la chiusura dei porti, l’inflessibilità sul tema dell’immigrazione, le sue azioni contro criminalità e degrado, e la sua fermezza nei confronti dell’Ue e Macron, sono piaciute, e questo si è riflesso anche a livello locale, soprattutto dove il Centrodestra si è presentato unito. Specialmente la Toscana ha decretato il colpo di grazia per il Partito democratico e le sinistre varie.
Pisa, Massa e Siena, sono i risultati più clamorosi, e la debacle del Pd non è compensata neppure dalla sinistra radicale di LeU e dintorni, che hanno ammesso che “la sinistra si è sciolta come neve al sole”. Peccato però che non abbiano capito le ragioni della loro umiliante sconfitta, e siamo convinti, proseguiranno imperterriti per la loro strada, costellata di buonismo politicamente corretto, radical-chic, fatto di filippiche contro populismo, razzismo, xenofobia e fascismo. Mentre il Paese andava a picco, Boldrini e compagni perdevano il loro tempo su questioni di lana caprina come il tentativo (fallito) di approvare la Legge Fiano, spalleggiati dalla galassia di artistoidi e pseudo-intellettuali, tutti schierati contro l’inesistente deriva neofascista: un mondo politico e culturale, quello progressista, oramai autoreferenziale, amico delle banche, completamente slegato dalla realtà e che ha perduto per strada il popolo.
Popolo che si è spostato a destra e ha vinto, malgrado poteri forti, giornali e televisioni, fossero posizionati come un plotone d’esecuzione. Adesso si tratta andare avanti nel mantenere le promesse e di riuscire ad andare “oltre il populismo”, dare cioè una base ideale e culturale al “sovranismo”. E il primo banco di prova sarà la Rai che voci di corridoio prevedono completamente liberata dagli ex Pci. Sarebbe un’altra svolta storica per l’Italia.