L’affare del volo MH370 s’infittisce. Mercoledì scorso sull’isola di Rèunion — territorio francese nell’Oceano Indiano — è stato ritrovato un frammento d’ala probabilmente appartenente al Boeing 777 della Malaysia Airlines in volo da Kuala Lampur a Pechino e scomparso misteriosamente l’8 marzo 2014 con 239 passeggeri. Le comunicazioni si erano interrotte un’ora dopo il decollo e le ultime informazioni affidabili confermano che il veivolo aveva cambiato rotta dirigendosi verso l’Oceano Indiano. Poi il nulla. L’assenza d’ogni indizio lascia aperta ogni supposizione. La più inquietante è stata rilanciata dal seriossimo settimanale francese Valeurs Actuelles: secondo fonti dell’intelligence di Parigi è possibile che dei terroristi abbiano preso il controllo del Boeing e lo abbiano dirottato verso la base anglo-americana di Diego Garcia con l’intento di schiantarsi. Insomma uno scenario da 11 settembre sul filo dell’Equatore. Da qui la reazione degli statunitensi e (l’ipotetico) abbattimento dell’aereo. Situata a 3000 chilometri dalla Rèunion, la struttura ha un forte valore strategico ma anche simbolico. Da qui sono partiti i bombardieri B52 che hanno colpito l’Iraq e l’Afghanistan. Il mistero continua.
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