La strategia di Obama e dei suoi alleati mediorientali ed europei sta per creare ulteriori e incalcolabili danni, dopo il nefasto sostegno alle “primavere” che hanno reso Egitto, Libia e Tunisia delle polveriere in cui imperversano gruppi fondamentalisti.
Siamo di fronte a un tentativo di omicidio-suicidio da parte dell’Occidente. L’omicidio di un governo come quello di Assad che da mesi cerca di arginare le milizie qaediste inopinatamente sostenute dalla propaganda occidentale; il suicidio di chi continua ad armare gli stessi carnefici che dichiara di voler combattere, spianando la strada alle fazioni più estreme del fondamentalismo islamico.
Le argomentazioni e le modalità utilizzate dal premio Nobel “sulla fiducia” Barack Obama ricordano molto da vicino quelle che il suo predecessore George W. Bush utilizzò contro Saddam Hussein: le stesse accuse mai dimostrate, gli stessi probabili esiti drammatici di un conflitto più lungo e sanguinoso del previsto e di un territorio tutt’altro che pacificato.
L’Europa, che anche in questo caso balbetta, impedisca questa follia. Si esprima a favore di una soluzione politica, si schieri a difesa delle comunità cristiane massacrate dai cosiddetti “ribelli”, della Siria che non vuole cedere al fondamentalismo.
Il nostro destino è nel Mediterraneo. Che non conosciamo e snobbiamo
Non si può osservare il Mediterraneo come cartolina o soltanto con visite diplomatiche e istituzionali. Bisogna abitarli. Attraversarli, vivendoli, ascoltandoli....
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