Donald Trump è diventato il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. All’indomani del voto tutti gli analisti, i media si sono chiesti in cosa hanno sbagliato i sondaggi. Meglio dire “quasi tutti” i sondaggi perché il nuovo social network OPS! a meno di un mese dal suo debutto ha fatto centro azzeccando anche nelle percentuali la vittoria di Trump.
Ora è certamente prematuro e incauto definire la neonata app OPS! (https://www.ops-social.com/OPS/) la panacea di tutte le analisi e i sondaggi grazie al fatto che sia di fatto non solo semplicemente un social network ma un “big data influence accelerator”. Affermazione tanto più incauta in quanto gli utenti che hanno scaricato l’applicazione sono al momento maggiormente concentrati in Europa.
Ma temi che a pochi giorni dopo il voto negli States stanno ancora monopolizzando l’attenzione sono due. Il primo è che America sarà e quale sarà il futuro del mondo da quando Trump è diventato presidente del più potente stato del mondo. Il secondo è l’affidabilità dei sondaggi visto che dopo la Brexit pare non ne stiano azzeccando uno. E fra pochi giorni l’attenzione sarà rivolta all’Italia con il referendum costituzionale.
La domanda è scontata: faranno cilecca anche questa volta i sondaggi ? E perché negli ultimi anni anche i più importanti e autorevoli sondaggisti hanno perso la capacità di “leggere il futuro” ? E perché invece, questa volta, fosse anche per puro caso, a farlo ci è invece riuscita un’app appena sbarcata sul web ?
Forse è difficile e prematuro dare una risposta esauriente ma gli spunti di riflessione a tale proposito sono interessanti e non da sottovalutare.
In particolare ci sono due aspetti su cui riflettere. Uno ha a che fare con gli aspetti metodologici con cui sono condotti gli attuali sondaggi. L’altro ha a che fare con le dinamiche sociali e l’evoluzione dei “social network” a partire da Facebook fino ad arrivare a OPS! oggi.
Riflettiamo sul primo, i sondaggi e la modalità con cui essi sono elaborati con le metodologie tradizionali. Forse oggi è venuto il momento di rassegnarsi ed ammettere che i sondaggi non servono a prevedere i risultati elettorali. Il sondaggio è una semplice “fotografia” dell’opinione di una popolazione costituito da una “base campionaria” in un dato momento. E che gli strumenti tradizionali sono ormai incapaci di fotografare questa situazione. Molte società demoscopiche si affidano ai sondaggi online sfruttando la capacità di questo strumento nel raccogliere in breve tempo l’opinione di un gran numero di persone con costi molto contenuti. I sondaggi sul web sono generalmente svolti con dei panel, a cui ci si deve iscrivere. In questo caso l’elettore può esprimere la propria preferenza al voto, senza paura di essere giudicato dall’intervistatore. Chi si iscrive di solito è motivato politicamente e questo può falsare il sondaggio. La selezione degli intervistati è random e anche sul web molti nascondono le proprie intenzioni. Le società demoscopiche allora stanno modificando l’approccio utilizzando un metodo “misto” basato su interviste su linea fissa, cellulare e on line per migliorare la copertura campionaria. Le statistiche rivelano che nelle ricerche telefoniche sono necessarie circa 10 telefonate per selezionare un intervistato che costituisce la “base campionaria” del sondaggio e le persone che rifiutano l’intervista o non sono raggiungibili, possono avere comportamenti opinioni che differiscono da coloro che accettano invece di essere intervistati. In tal modo la “base campionaria” rischia di non essere adeguatamente rappresentativa dell’intero corpo elettorale vanificando così l’attendibilità del sondaggio.
La seconda riflessione è che diversamente dal passato oggi la sfera politica e quella sociale non coincidono più. C’è al contrario una soggettività che ha già peso corpo sul web, e per quanto si possa considerare effimera, si sta invece sviluppando ed affermando nei social network all’interno dei quali il concetto stesso di politica è del tutto estraneo. Il mondo “social network” è un mondo in continua evoluzione con uno spazio temporale completamente diverso da quello finora rappresentato dalla partecipazione politica che ha un orizzonte a medio-lungo termine. Al contrario la “socialità reticolare” rivela che si sta imponendo un modello di partecipazione caratterizzato da una prospettiva concreta, condivisa dai “like” che al contrario della politica tradizionale non è mediata da rappresentanti. La crescente percentuale dei “non votanti” nelle elezioni, degli “indecisi”, conferma il fatto che sono in molti oggi quelli che non sembrano più disposti a lasciarsi rappresentare e si presentano nello spazio pubblico (quello dei “social”) con la loro autonoma capacità di manifestare un proprio pensiero, un loro stile di vita, una precisa opinione in merito a un qualsiasi argomento. Ciò evidenzia il passaggio da una scelta politica “d’appartenenza” (a un partito, una corrente politica) a quella “d’opinione” oggi ben presente e rappresentata nei social network.
Ma il vero problema non è il cambio di prospettiva, bensì la compresenza nella società (potremmo dire in ognuno di noi) di ambedue le prospettive.
OPS! ha dimostrato di essere un valido strumento, il primo nel suo genere, in grado di leggere il massiccio flusso della comunicazione sociale, in particolare quella che scorre nel social network e di saperlo elaborare e comunicare attraverso un sondaggio nella “pancia della gente” che popola il social. OPS! è infatti il Social Network che permette di sapere in poco tempo cosa pensano i propri followers in pochi secondi su qualsiasi tema, questione, gusto o sondaggio che attraverso l’utilizzo di una piattaforma totalmente gratuita e senza pubblicità con il fine di essere un social network dinamico e in molti situazioni anche divertente.
E’ probabile che questa sia la vera risposta sul fatto OPS! che sia stato il primo social a “leggere il futuro” e che possa meglio interpretare un mondo fatto sempre più di incertezze.