Alcuni anni or sono, mentre mi trovavo a Port Au Prince (Haiti), disgraziata capitale di questa bellissima nazione caraibica, ho potuto più volte vedere con i miei occhi lo spirito di adattamento degli abitanti della città che raccoglievano l’acqua che sgorgava dalle malandate tubature della rete idrica nei marciapiedi e improvvisare lavatoi per la biancheria sulle strade. Addirittura, nella zona del porto commerciale, i ragazzini usavano togliere i tombini della fognatura e usavano quello che scorreva sotto le strade come un fiume per farci il bagno.

Erano quelli anni decisamente difficili per la ‘prima repubblica nera della storia’ (nata nel 1804, poco dopo la rivoluzione francese, da un possedimento coloniale lasciato in eredità a quanti vi erano stati deportati come schiavi dall’Africa) dopo la fine del ‘regno’ di Francois Duvalier (Papa Doc) e la cacciata del suo successore, il figlio Jean Claude Duvalier (Baby Doc) e dei TonTon Macoutes, i pretoriani del regime, che seminavano il terrore tra gli oppositori di quella che era diventata a tutti gli effetti una spietata dittatura che opprimeva una nazione poverissima.
Il seguito è stato punteggiato da colpi di Stato e disastri naturali, ripetuti uragani distruttivi, un terremoto e poi un’epidemia di colera.
Se Haiti è stata colpita da ogni genere di flagello oltre a quelli che la miseria porta con sé, quello che l’ha resa iconica è stato la ‘peste del xx secolo’: l’Aids, diffuso a macchia d’olio dai comportamenti promiscui e dalla contemporanea assenza di strutture sanitarie adeguate.
Durante la mia permanenza ho comunque avuto modo di intrattenere una illuminante conversazione con un professore universitario del luogo che, di fronte allo sfacelo generale, alle mie domande su quali fossero secondo lui gli effetti dell’emergenza sanitaria nella società mi aveva risposto seraficamente e con un po’ di ironia: l’AIDS è comunque senz’altro la sola cosa democratica di Haiti.
Anche per l’Italia se lo spirito di adattamento del nostro popolo ci aiuta a sopravvivere, nonostante siamo malamente condotti da un Governo minoritario nel Paese, nato dall’inciucio grilliota e tenuto insieme col Bostik di chi resta incollato alla poltrona temendo di perdere i privilegi ingiustamente acquisiti, che deve affrontare un’emergenza sanitaria senza eguali da un secolo, restando nelle mani di gente in stato confusionale.
L’auspicio è che, almeno il coronavirus si riveli più democratico di Mattarella, che ha impedito il voto agli italiani e avallato l’inciucio, e ci liberi lui, in un modo o nell’altro, da incapaci e traditori.