Un giornaletto per parrucchiere (auguri alle parrucchiere) ha pubblicato una fotografia apparentemente equivoca di Gianfranco Fini. L’obiettivo ha immortalato l’ex segr. naz. del FdG, poi segr. naz. del MSI-DN, poi presidente di AN e infine presidente del Parlamento e di tante altre cosette (non tutte riuscite, anzi), con un cerchietto rosa in testa. Imbarazzante. Certo. Ma non si trattava di un’occasione ufficiale o pubblica. Era un fatto privato. Privatissimo.
L’ex di tante cose stava giocando con le sue bimbe su una spiaggia. Fatti suoi. Gianfranco Fini, come ogni padre, ha il diritto sacrosanto di dilettarsi con i suoi pargoli come meglio preferisce. Costruendo castelli di sabbia, giocando con i tappi delle bottiglie o, perchè no?, infilandosi persino una coroncina malva in testa. Fatti suoi e della sua famiglia. Punto.
Sulla rete — un panorama interessante, contradditorio e fintamente democratico (e quindi stupido, terribilmente stupido) —, lo scatto subito ha scatenato l’ira dei “leoni da tastiera”, dei legionari d’internet, dei “puri e duri” d’ogni tempo e momento. Uno schifo.
Giustamente Massimo Corsaro, un notorio oppositore di Gianfranco ha stigmatizzato sul suo profilo FB «questa volta, non mi succedeva dal 1998, sto con Fini: in tanti lo stanno deridendo per questa immagine sapendo che va sempre al mare con la famiglia, non è difficile immaginare che stia giocando con le sue bimbe, come un normale papà (anche un politico, o ex tale, ha diritto ad una vita privata). L’intento scandalistico di certa stampa fa sempre ribrezzo, anche se colpisce la persona politica più “colpevole” degli ultimi 20 anni ». Massimo è un amico, ma soprattutto ha Stile. Onore. Sono d’accordo (una volta di più) con lui.
Una riflessione privata. Dal 1977 (do you remember l’effedifgi…) non ho condiviso nemmeno un passo politico con Gianfranco. I motivi sono tanti ed è inutile ricordali (per i curiosi vi è il bel libro di Amorese sul FdG). In ogni caso conosco bene l’uomo e conosco altrettanto bene i suoi limiti e le sue capacità. Non mi convinse quando ero vice segr. naz. del FdG e non mi appassionò quando divenne un “personaggio” nazionale. Fare finta di chiudere una storia — a Fiuggi, in quel modo frettoloso e in quei termini superficiali — non era cosa seria. Non poteva reggere. Negli anni, nonostante la miseria delle ipotesi alternative, malgrado i successi temporanei del “finismo” non ho mai accettato di “baciare la pantofola”, non ho mai creduto nelle virtù taumaturgiche di Gianfranco. Ho fatto le mie scelte. In tranquillità. Non ho rancori, non ho rimpianti. Vivo bene.
Ecco, perchè oggi, proprio oggi, provo tanto schifo verso tutti quelli che sino a ieri berciavano “Fini, Fini, il nuovo Mussolini”, verso tutti coloro che applaudivano ogni stupidaggine (la Coccinella, Segni, il “male assoluto”), verso tutti i beneficati (l’elenco sarebbe lunghissimo…) che oggi lo irridono, lo svillaneggiano. Facile oggi. Su FB. Dietro alla tastiera. Sono dei maramaldi, dei fascisti da operetta. Povera gente. Nulla di più.
L’infallibile ha fallito. Per tanti motivi. Ma i plaudenti (e i clienti) di ieri stiano zitti. Il fallimento di Fini — terribile, assoluto, senza ritorno — è il vostro. Silenzio.
Condivido dalla prima all’ultima parola, ad eccezione del titolo: con Fini non si può essere solidali. Al massimo: dissolidali con chi lo attacca maramaldescamente e fuori tempo massimo.
Il FdG funzionò a meraviglia fintanto che era gestito da uomini dotati di idee e carisma come Cerullo e Anderson. Fini è stato un distruttore di tutto ciò in cui ha avuto incarichi.
condivido!!!!ogni parola
Concordo in pieno con te Marco e ti Prego di continuare a considerarmi un amico e si può dire? Camerata
Caro Antonio, chi ha diviso pane e morte non si scioglie sulla terra… Un caro (cameratesco) saluto