Tra i grandi sopravvalutati d’Italia è ormai entrato a pieno titolo il Senatore della Repubblica Gregorio Di Falco.
Tutti lo ricordano per la voce ferma quando, la notte del gennaio 2012 e del naufragio della Costa Concordia, intimava perentoriamente a un tremebondo Schettino di risalire sulla nave che aveva abbandonato incurante della sorte dei numerosi passeggeri rimasti a bordo.
Quel “vada a bordo, cazzo!” rivolto da De Falco a Schettino gli aveva garantito il quasi unanime apprezzamento di chi vedeva salvato l’onore di tutta la marineria italiana di fronte all’impietoso spettacolo della codardia di un comandante fuggiasco e impaurito.
Dopo quella notte sono arrivati i dissapori con i vertici militari, col presunto demansionamento del Capitano di Fregata, la sua candidatura al Senato col Movimento 5 Stelle e la quasi contemporanea accusa (poi ridimensionata) di aggressione a moglie e figlia sullo sfondo di una separazione resa difficile da sopravvenuti contrasti di natura economica che speriamo abbia risolti anche grazie al lauto stipendio da Parlamentare.
Oggi però il nome di De Falco è tornato alla ribalta mediatica per le perplessità da lui espresse pubblicamente sul ‘Decreto Sicurezza’ voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini e sostenuto convintamente dal Governo di cui il partito che ha fatto eleggere il De Falco fa parte.
Non si tratta di una polemica di poco conto: questo Decreto non è un elemento secondario, infatti, ma un provvedimento legislativo cruciale, studiato e voluto per rimarcare l’inversione di tendenza coi Governi a guida PD, sconfessati dagli italiani, che avevano fatto del permissivismo il loro marchio distintivo.
A costo di mettere a rischio la saldezza del Governo De Falco si dice comunque pronto a votare gli emendamenti di PD e LEU (che – guarda caso – rappresentano proprio le politiche sconfessate dagli elettori di De Falco) appoggiando quelli presentati da Loredana De Petris di LEU e di Francesco Verducci del PD.
Dunque ancora una volta, dopo il Comandante della Diciotti, sarebbe un ufficiale della Capitaneria di Porto a mettere i bastoni tra le ruote del Governo, cercando questa volta di far mancare i numeri alla maggioranza (che sul provvedimento in questione dovrebbe però comunque contare anche dell’appoggio del partito della Meloni).
Anche a costo di trasformare l’immagine pubblica da integerrimo militare di De Falco, costruita la notte della Concordia, in quella di uno Schettino qualsiasi, pronto ad abbandonare i suoi nelle secche della guerriglia parlamentare, per mero calcolo politico o chissà cos’altro.