Nelle notti della follia francese oltre 300 tra municipi, commissariati di polizia e caserme della gendarmeria sono stati attaccati e devastati e decine di migliaia di negozi saccheggiati o semplicemente distrutti: i danni ammontano ad almeno (ma il bilancio è provvisorio) a un miliardo di euro, un conto di gran lunga superiore a quello seguito dopo le rivolte nelle banlieues nel 2005. Intanto circa tremilacinquecento casseur (di cui 1124 minorenni) sono stati identificati e arrestati e 647 operatori delle forze dell’ordine sono finiti all’ospedale.
Numeri pesanti che fanno discutere la Francia sulle sue fallimentari politiche migratorie e urbane ma anche del rapporto difficile tra il potere politico (l’Eliseo in primis) e la polizia. Non è ovviamente una novità. Da sempre Emmanuel Macron ha avuto un problema di relazioni con le divise e non ha mai nascosto il suo fastidio per i provvedimenti voluti tra il 2005 e il 2007 da Sarkozy, allora ministro degli Interni per rafforzare l’autorità e l’efficienza della polizia. In questi anni ha presidente costantemente promesso una riforma finalizzata per ”cambiare radicalmente la cultura, l’organizzazione e il reclutamento della polizia”. Belle parole ribadite ogni volta che qualche poliziotto, a torto o a ragione, veniva incolpato di abuso di potere, discriminazione, atteggiamenti razzisti etc. etc.
Al tempo stesso, un esempio tra tanti, Macron non ha mai voluto (o potuto?) abrogare la assai discussa quanto fumosa legge Cazeneuve del 2017 che consente ad un poliziotto d’aprire il fuoco per legittima difesa in situazioni considerate di pericolo.
Esercizi di equilibrismo imposti dalle ricorrenti crisi dell’ordine pubblico che puntualmente attraversano la Francia a partire dall’ondata di violenza scatenata dai “Gilets jaunes” nel 2018. Spaventato dall’intensità delle proteste il presidente preferì prudentemente rinviare qualsiasi discussione ed evitare lo scontro con gli assai combattivi sindacati di categoria.
Un atteggiamento ondivago ripreso a giugno con lo scatenarsi delle tensioni dopo la morte del giovanissimo Nahel. Dopo aver mobilitato ben 45mila poliziotti e gendarmi, comprese le unità anti terrorismo (un vero esercito), per bloccare le masse di disperati che stavano incendiando la Francia e assicurato il 4 luglio suo pieno sostegno alle forze dell’ordine promettendo provvedimenti draconiani (sino a prospettare sanzioni finanziarie sulle famiglie dei teppisti), Macron ha intrapreso una cauta retromarcia affidando il lavoro sporco al ministro degli Interni Gerald Darminin.
Quest’ultimo dopo aver omaggiato gli operatori — “hanno dimostrato d’essere gli eroi del quotidiano e della Répubblique” — ha dato il via almeno a 15 d’inchieste interne per individuare e perseguire gli agenti responsabili di fatti “di diversa natura e gravità”. Un segnale ai segmenti progressisti della ammaccata maggioranza presidenziale preoccupati da posizioni troppo rigorose su legge ed ordine non in linea con le aspirazioni dei loro elettorati di riferimento. Insomma i radical-chic e tutto ciò che ne consegue.
Da qui gli arresti di quattro poliziotti a Marsiglia con l’immediata reazione dei sindacati con scioperi e astensioni dal lavoro (via certificato medico) rafforzata dagli interventi solidali dello stesso capo della polizia francese Frédéric Veaux e del prefetto di Parigi Laurent Nunez.
Insomma un “casino” pieno su cui soffia la sinistra radicale di Mélenchon — da sempre ostile alle uniformi… — ma su cui rischia d’avvantaggiarsi una volta di più il partito di Marine Le Pen. La signora per il momento ha scelto un atteggiamento distaccato — è o non è la prossima candidata alla residenza della repubblica? — ed ha affidato ai suoi deputati il compito di rinsaldare i già forti legami con i sindacati di polizia assicurando loro ogni appoggio possibile in parlamento contro le inchieste di Darminin. Una mossa razionale e vincente. Secondo gli ultimi sondaggi il Rassemblement national è per il 74% degli operatori di polizia ormai l’unico partito votabile. Un consenso massiccio di cui l’inquilino dell’Eliseo dovrebbe tenere conto.