Nel 1936, anche Céline fu invitato a andare in Unione Sovietica, ufficialmente per spendervi i diritti della traduzione del Viaggio al termine della notte, tradotto dalla Triolet, compagna dell’ex dada scopertosi stalinista Aragon. Pessimo affare per la propaganda bolscevica! Al ritorno, come sappiamo, il Dottor Destouches, che aveva tenuto occhi e cervello ben aperti, demolì l’URSS, il comunismo, e, già che c’era, qualunque velleità di redimere l’Uomo, nell’incendiario Mea Culpa del 1937.
Pubblichiamo qui di seguito un estratto di una breve ma grandguignolesca testimonianza relativa a questo periodo, inedita in italiano, della intellettuale antifascista Lucie Mazauric, che incontrò Céline durante la sua permanenza in Russia:
Leningrado non era, come Mosca, la Mecca degli intellettuali. Il nostro incontro più strano, all’hotel, fu quello di Céline. Non so quale fantasioso sovietico aveva avuto la strampalata idea di invitarlo a venire in URSS. Il suo fisico mi ghiacciò, con il suo volto tormentato, forato da due occhi azzurri molto chiari, la sola nota di purezza in quella faccia degradata. I suoi discorsi grondavano di volgarità voluta. Cito: “Questo paese è infetto. Impossibile viverci. Io, ho bisogno di queste buone piccole democrazie marce, per farci del buono…” E aggiungeva, davanti a una segretaria terrorizzata: “E non c’è nessuno con cui scopare qui! Non ho che questa piccola sciacquetta di segretaria, che ogni mattina se ne esce dal mio letto per precipitarsi a fare rapporto alla GPU!” La segretaria l’ascoltava, capendo tutto, sull’orlo delle lacrime. Una scena terribile a vedersi… Ma non era Céline che eravamo venuti a scoprire in URSS. Preferivo ricordarmelo ai suoi inizi, quando André [Chamson] era stato il primo a salutare il suo esordio in letteratura con un articolo di elogio!