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Storie d’ordinaria censura culturale. Il boicottaggio soft del film Cristiada

di Franco Maestrelli
15 Gennaio 2015
in Home
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Storie d’ordinaria censura culturale. Il boicottaggio soft del film Cristiada
       

Domenica scorsa sono andato in un cinema parrocchiale milanese a vedere il film Cristiada (titolo originale For a greater Glory). Questo film, che ha interpreti di primo ordine, Andy Garcia, Eva Longoria, Eduardo Verastegui e Peter O’Toole per citare quelli più noti al pubblico italiano, un regista, Dean Wright, noto per gli effetti speciali de Il Signore degli Anelli e Titanic, ha la peculiarità di avere impiegato più di due anni prima di trovare un distributore per l’Italia.

Prodotto in Messico nel 2012, nello stesso anno proiettato negli Stati Uniti con successo di critica e di pubblico, arriva in poche sale di Francia solo nel maggio 2014 e pareva destinato a non essere distribuito in Italia. Già, la distribuzione che in Italia è troppo spesso, come scrive Federica Picchi, “il collo di bottiglia da superare per immettere sul mercato prodotti che escono dagli schemi del consumo di massa o si scontrano con i pregiudizi culturali degli addetti ai lavori” (leggasi censura “soft”). Avvenne anche col film di Mel Gibson “Passion” che faticò a trovare un distributore italiano a causa delle critiche della comunità ebraica, avviene in occasione di film come Il segreto d’Italia di Antonello Belluco che mettono in discussione la vulgata della Resistenza. Fortunatamente il tam tam dei social net ha attirato l’attenzione di Federica Picchi, imprenditrice fiorentina che ha fondato la Dominus Productions investendo moltissimo in questa iniziativa, provvedeendo a doppiarlo in italiano e a distribuirlo nelle sale cinematografiche di tutta Italia. Così il 15 ottobre dell’anno scorso c’è stata la prima visione nei cinema UCI Bicocca di Milano e a seguire alcune città italiane e tutte con notevole successo di pubblico. Ma quello che colpisce non è tanto la curiosa vicenda della distribuzione quanto i motivi della censura culturale.

Nel film in esame non si toccano sensibilità della comunità ebraica, musulmana o antifascista. E allora dove è il nervo scoperto che questa vicenda storica ormai dimenticata ha toccato? La trama cinematografica ripercorre con fedeltà la grande rivolta armata che i cattolici messicani scatenarono contro il Governo del radicale Plutarco Elias Calles nel 1926.

In Italia delle tumultuose vicende messicane si conosce al più la fama di Francisco “Pancho” Villa ed Emiliano Zapata noti proprio grazie ai film ma poco altro. Al termine delle turbolente vicende di Pancho Villa e Zapata, il Messico sembra in apparenza riacquistare la pace sociale con il Governo Calles. Questo statista e l’élite massonica che lo circondava erano però animati da un odio mortale per la Chiesa e nel 1925 cominciarono a fare applicare nel paese le leggi fortemente restrittive della libertà religiosa emanate a partire dal 1914. Queste leggi ossessivamente laiciste intendevano “modernizzare” il paese liberandolo dalla “superstizione” cattolica. Vedevano nella presenza del clero fedele a Roma un’ingerenza nella politica nazionale . Da qui, analogamente ad altre situazioni di persecuzione della Chiesa, cominciarono le espulsioni di Vescovi e di sacerdoti, chiusura o confisca di chiese, conventi, seminari, proibizione di attività pubblica dei cattolici che erano la maggioranza assoluta della popolazione.

Davanti alla privazione del culto cattolico la reazione fu dapprima pacifica e si limitò a veglie, manifestazioni e cortei a cui il Governo rispose con pugno di ferro: ci furono arresti, violenze e uccisioni di preti e di laici. Campesinos e proprietari terrieri si trovarono costretti a prendere le armi contro l’esercito federale per difendere la loro libertà religiosa. Per tre anni, dal 1926 al 1929, intere regioni del Messico furono insanguinate da una guerra feroce. I combattenti cattolici furono definiti “cristeros” per il grido di battaglia che lanciavano “Viva Cristo Rey!” I pochi ribelli che si armavano inizialmente con le armi prese ai soldati federali diventarono presto una vera armata sotto il vessillo della Virgen de Guadalupe. Trovarono anche un generale, Enrique Gorostieta, che nel film è la figura principale interpretata da Andy Garcia, il quale seppe dare organizzazione e coordinamento alle truppe dei “cristeros”. Gorostieta era un eroe agli occhi dei messicani per il suo passato di combattente nelle guerre del decennio precedente. Era però lontano dalla fede cattolica ma la ritroverà combattendo alla testa della sua armata.

Nella ricostruzione cinematografica l’altro personaggio di spicco è “Joselito” José Sanchez del Rio, un ragazzo quindicenne che unitosi alla lotta per la sete di giustizia e amore a Cristo Re verrà torturato e ucciso dai federali per non aver rinnegato la fede e che verrà beatificato nel 2005 da Benedetto XVI. Gli Stati Uniti sostenevano il Governo Calles con fornitura di armi , la Roma di Pio XI era lontana e priva di informazioni a causa dell’esilio dei Vescovi messicani. Ugualmente i cristeros furono a un passo dalla vittoria. Poi la morte in battaglia del generale Gorostieta e la stanchezza di una lunga guerra portò agli “arreglos”, accordi di pace.

In realtà, il film però non comprende questi anni, gli accordi si risolsero in vendette e massacri di cristeros da parte dell’esercito federale protrattisi fino a metà anni trenta. Il bilancio finale della Cristiada viene calcolato in 80 mila morti su sette milioni di abitanti ma furono probabilmente di più, specialmente perché dopo gli accordi molti omicidi furono fatti passare per delitti comuni.

Questa la trama del film che è fedele ai fatti storici. Tornando al punto iniziale, perché quindi questa censura? Perché è sgradito agli Stati Uniti che non ne escono bene come complici di un Governo corrotto e sanguinario, è sgradito all’élite massoniche e laiciste oggi dominanti in Europa, non è particolarmente apprezzato da un certo mondo cattolico pacifista e dimentico perfino dell’Enciclica Acerba animi di Pio XI del 1932 in cui venivano denunciate le violazioni sistematiche degli accordi. Un film e una vicenda scomoda per molti e che sarebbe stata la prova generale di quello che sarebbe successo in Spagna pochi anni dopo. Non è questa la sede per ulteriori approfondimenti sulla Cristiada ma segnalo a chi è interessato l’ottimo studio di Mario Arturo Iannaccone Cristiada. L’epopea dei Cristeros in Messico (Edizioni Lindau, Torino 2013) che ha svolto un laborioso lavoro di ricerca e consultazione di volumi pubblicati in Messico a partire dagli anni ’70.

Per conoscere la programmazione nelle diverse città italiane è consultabile il sito www.dominusproduction.com.

Tags: Andy GarciaAntonello BellucocinemaCristiada filmCristianesimoMassoneriaMel GibsonMessicoPeter O'Toolestoria
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