La “stregoneria politica” è assai più prosaica di quel che la sua definizione può far credere: trattasi di marketing elettorale. Che, rimarca Adriano Scianca nella prefazione, stando alla vulgata è onesta propaganda, quando veicola le istanze del pensiero unico (o del politicamente corretto, eccetera); diventa qualcosa di oscuro, malizioso, artificioso: una stregoneria con la quale carpire voti e consensi, ingannando gli elettori.
L’argomento è complesso, ma non misterioso. Avrebbe una storia “stregonesca”: che va da Giordano Bruno a Ioan Petru Culianu. E le premesse poste da Taietti non sono affatto lontane da quelle del grandissimo studioso rumeno: «In questo libro parleremo di comunicazione politica, istituzionale, strategica ed elettorale… dopo una parziale separazione, queste “comunicazioni” stanno convergendo verso una enorme materia che mescola psicologia, statistica, scienze politiche e sociologia».
Sembra proprio di leggere quel che scriveva Culianu, in “Eros e magia nel Rinascimento”, riguardo il “mago” teorizzato da Giordano Bruno: il manipolatore delle masse, anticipatore di quattro secoli degli esperti di comunicazione (divisi, come da Taietti, in varie discipline rispondenti a un macrogruppo) del Duemila. Così come la magia del genio nolano non aveva nulla a che fare con incantesimi, ma era la capacità di sfruttare nel profondo le esigenze della natura umana, la “stregoneria politica” studiata da Taietti non è questione di sortilegi. Ma fa rischiare il rogo.
La comunicazione politica era già, di suo, prosaica; la digitalizzazione del mondo occidentale («la distruzione della frattura tra vita reale e vita virtuale ha gettato le basi dell’apparato del controllo… lo spostamento del reale nel virtuale è ormai completo… sempre più parti della società passano la maggior parte del tempo cosciente online») l’ha resa, oltre che prosaica, banale e volgare. Dalla militanza fatta tramite “meme” (le immagini con didascalia ironica basate di volta in volta su di un nuovo cliché) che sembra aver ormai soppiantato quella fatta con i tradizionali attacchinaggio & volantinaggio, alle pagine Facebook di sfottò come “Radical chic boriosi” o “Sinistra, ca***te e libertà” sino all’ingaggio, da parte della Meloni, dell’influencer Tommaso Longobardi, la comunicazione politica del terzo millennio non ha più l’impegno fisico di chi scendeva in piazza e quello intellettuale di chi studiava il pensiero politico; è un mondo in cui la cortina fumogena dei “diritti civili” d’una sinistra sempre più psichiatrica cozza con la faciloneria e gli slogan beceri della destra sovranista. Non c’è nulla di magico, incantevole, fatato: ma fare politica oggi significa affrontare anche questo mondo.
Che questa virtualità stia soppiantando la realtà si è appena visto non solo nella squallida boutade di Fedez, che ha fatto del Primo Maggio il suo palco per un siparietto sui diritti civili: ma anche nel fatto che, ancora giorni dopo, tanti “militanti” sovranisti trascorrano ore su Facebook a dargli importanza. Un’importanza che Fedez non ha nel mondo reale, ma gli è attribuita nel mondo virtuale, e assume così valore concreto. Così come i sovranisti da Facebook non valgono nulla nel mondo reale, ma urlano tanto in quello virtuale da riscuotere un successo tanto paradossale quanto immeritato e grottesco.
Guido Taietti, giornalista bresciano, ha ben noto l’argomento non soltanto per averlo studiato: esperto di geopolitica e comunicazione politica, ha curato svariate campagne elettorali. Competenza attiva, la sua, rafforzata dallo studio del passato prossimo: per ogni punto del suo testo, Taietti fornisce così un esempio e un controesempio. Non soltanto le vicende della “alt right” statunitense e di Donald Trump, del Front National francese e dei centri sociali italiani, studiati attraverso le rispettive peculiarità.
Presentato da Adriano Scianca, il saggio di Taietti Stregoneria politica tratta di «comunicazione politica, istituzionale e strategica, e di marketing elettorale»; si propone come “manuale” contro la “matematica del controllo” (arma dei “grandi attori” della scena politica), rivolgendosi ai “piccoli attori”, ossia a «partiti politici, associazioni e movimenti che abbiano poche risorse, candidati nuovi, cittadini che vogliano pensare un altro mondo».
Manuale militante dal linguaggio immediato, a volte anche aggressivo (si veda il paragrafo “Centri sociali italiani: ovvero come fare politica con i sedicenni e non lavorare”; ricorrono le espressioni, anche volgari, dal gergo di internet), Stregoneria politica di Guido Taietti è comunque d’interesse anche per chiunque si interessi di politica in generale, e in particolare di storia politica e di meccanismi elettorali.
Guido Taietti, “Stregoneria politica. Comunicazione politica non convenzionale contro la scienza del consenso”
Altaforte Edizioni, Milano, febbraio 2021
Pagg. IV + 171, euro 18