
Germania Ovest, 1988, il colonnello Jack Knowles (Roy Scheider) viene assegnato al comando di una base militare americana “NATO” al confine tra la Germania Ovest e la Cecoslovacchia e, dopo avere assistito all’uccisione di un dissidente da parte delle truppe del “Patto di Varsavia” in prossimità della linea di confine, inizia una guerra personale con il colonnello Valachev (Jürgen Prochnow), comandante delle truppe del “Patto di Varsavia”. I due, tra provocazioni, attacchi personali e reciproci, vari sconfinamenti, arrivano fino al punto estremo di non ritorno di battersi a mani nude sulla superficie gelata di un fiume, fino a quando i due rispettivi schieramenti militari intervengono, ma non per dare il via alla “quarta guerra” mondiale, ma per impedire loro di farla esplodere.
Interessante pellicola del 1990 diretta da John Frankenheimer, Il titolo deriva da un enunciato di Albert Einstein: “Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clave e pietre”. Grazie alla offerta cinematografica effettuata dal canale digitale Rai Play, avendo la pazienza di sorbirsi alcune proposte commerciali, abbiamo potuto rivedere una pellicola che ventinove anni addietro ben sigillava ed esorcizzava, in novantuno minuti, le paure, i timori e le angosce di oltre quarant’anni di “guerra fredda”.
Si trattava della contrapposizione politica, ideologica e militare che venne a crearsi intorno al 1947, tra le due potenze principali vincitrici dalla seconda guerra mondiale: gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica. L’Europa veniva divisa in sfere di influenza e in blocchi internazionali avversari e nemici, denominati comunemente come Occidente (Stati Uniti, gli alleati della NATO-OTAN) ed Oriente, o “blocco comunista” (l’Unione Sovietica, gli alleati del Patto di Varsavia), oltre a tutti i Paesi non allineati del resto del mondo.
Due ideologie politico-economiche contro: la democrazia–capitalista da una parte e il totalitarismo–comunista dall’altra. Questa contrapposizione influenzò fortemente per decenni il mondo ed ebbe il suo concreto emblema nella divisione della Germania in Germania Ovest e Germania Est, della città di Berlino tramite l’omonimo muro e nella figura retorica della cosiddetta “cortina di ferro“, coniata da Winston Churchill nel 1946, che delineava una netta distinzione territoriale e ideologica che si stava venendo a creare tra i due blocchi politici, sociali ed economici dominanti. La tensione che ne risultò, durata quasi mezzo secolo, non concretizzandosi in una guerra diretta (da cui il termine “fredda” usato per descrivere un’ostilità che non sembrava più risolvibile attraverso una guerra frontale, dato il pericolo per la sopravvivenza dell’umanità rappresentato da un eventuale ricorso alle armi nucleari), si sviluppò nel corso degli anni incentrandosi sulla competizione in vari settori:militare, spaziale, tecnologico, ideologico, psicologico, sportivo, influenzando lo sviluppo dell’umanità con l’avvento della terza rivoluzione industriale.
Nel 1945, George Orwell, riflettendo sulla bomba atomica, preconizzava uno scenario in cui le due grandi potenze, non potendo affrontarsi direttamente (per il rischio di distruzione totale e planetaria), avrebbero finito per dominare ed influenzare le altre nazioni. Nel 1947 il consigliere presidenziale Bernard Baruch e il giornalista Walter Lippmannper sottolineavano l’emergere delle tensioni tra i due alleati della seconda guerra mondiale. Le fasi più critiche e pericolose della guerra fredda furono due: la prima, compresa fra gli anni cinquanta e sessanta, e la seconda, circoscritta alla prima metà degli anni ottanta. La fine della guerra fredda viene convenzionalmente e manualisticamente datata dalla storiografia contemporanea con la caduta del muro di Berlino (9 novembre 1989) e la dissoluzione dell’Unione Sovietica (25 dicembre 1991).