
Stefano Parisi ha perso le elezioni a Milano ma, forte di questo risultato, si candida a fare il coordinatore del centrodestra. Già l’idea che sia uno sconfitto a voler guidare l’intera area spiega perfettamente lo stato comatoso del centrodestra. Che poi si tratti non di un politico schierato su posizioni precise ma di un tecnico buono per tutte le stagioni rende il tutto ancora più imbarazzante. Se si aggiunge che Parisi gode anche del sostegno di Confalonieri – ossia il sodale di Berlu favorevole al ripristino del Patto del Nazareno – chiarisce ulteriormente il quadro.
D’altronde le alternative quali sarebbero? La Lega che non sfonda al Sud mentre cede anche al Nord, priva di un programma che vada al di là degli slogan? Forza Italia annichilita da Roma a Torino grazie ad una classe dirigente indecente e con una imbarazzante impreparazione culturale? Fratelli d’Italia ridotta a Fratelli di Roma? Le liste civiche che hanno ottenuto successi insperati ma che non sono in grado di fare sistema perché ciascuna invoca la propria specificità e pretende la leadership?
La necessità di un federatore era sentita da molti. E molti si sono auto candidati, ancor prima di Parisi. Compresi piccoli editori che rifiutano di investire sui propri giornali ma si dichiarano pronti a trasformarsi nel deus ex machina del nuovo soggetto politico federato del centro destra. Dunque perché non Parisi, allora? Forse perché non è di centro destra? Forse perché non ha un’idea?
Potrebbero essere armi in più per il suo successo. Perché, sulla base dei principi e delle idee, sarebbe impossibile conciliare le posizioni di Salvini e di Tosi, di Fitto e di Meloni, di Rosso e di Berlusconi. Se, invece, si rinuncia al bagaglio delle idee e dei principi non ci sono più ostacoli per mettere insieme un’accozzaglia di aspiranti leader in cerca di elettori. Dunque Parisi può essere davvero il federatore.
Peccato che possa esserlo soltanto dei vari leaderini e non degli elettori. Perché quelli che scelgono ancora di andare a votare lo fanno per un’idea o per un interesse personale. Non per assistere a vuoti giochi di potere benedetti da Confalonieri per non disturbare il bugiardissimo e Maria Elena Etruria. Il fascino politico di Parisi e’ superiore solo a quello della Ravetto. Un po’ poco per assicurare la sopravvivenza ad un centrodestra che, allo stato attuale, non merita assolutamente di sopravvivere. E Parisi ha tutte le doti per diventare l’inumatore del cadavere di un mondo inutilmente sopravvissuto per troppi anni.
ho letto stamane che questi ha anche la benedizione del corsera. Peggio di cosi’. Io voglio un leader che sia attaccato tutti i giorni dai grandi giornaloni, dai telegiornali, che sia ritenuto una minaccia dai vertici dell’Unione Europea, che spaventi Soros e Goldman Sachs e cosi’ via.
Il Parisino, nella quiete un pò funebre d’una cena post operatoria in casa del tipo col toupet, ha letteralmente messo i piedi nel piatto.
Curiosamente proprio stamani su quel quotidiano un tempo autorevole (ah si?) recentemente passato di mano con baracca e burattini, é comparsa un’intervista di altro buffo personaggio. Che promette la formazione prossima ventura di un nuovo soggetto politico. Di non meglio definita origine, anzi si. Forze liberali e moderate, sganciata la zavorra dei lepenisti. C’é ben poco da leggere tra le righe. Tutto in funzione della schiera di coloro che vanno a farsi un bel picnic; oppure ad arrostire la poca materia grigia disponibile presso carnai rivieraschi. E non vota. Perché “uno in piú o in meno che differenza fa, tanto cambierá mai niente”. Punto.
Domani, ovvio, troveremo sulla Bibbia dell’alta borghesia made in Madunina gli amiccamenti di ritorno del Parisino.
E il referendum? Riuscirá il capogruppo tascabile a tener compatto il fronte del No?
Dall’altra parte la battaglia viene presa piú che sul serio. Alla ricerca di quella serietá che mai hanno avuto, i piddioti hanno persino rivestito Maria Dolores “no pasarán” Bosques con castigatissimi tailleurs.
A proposito. Il medesimo libro sacro un paio di giorni fa ha ospitato un’intervista al re di tutti gli avvoltoi. Vale a dire l’inquietante Soros. L’israelita arricchitosi confiscando beni agli ebrei. Ma poi ha continuato speculando ovunque. Altro che filantropo. Altro che quotidiano indipendente. Un vero termometro, piuttosto. E che temperature.
Rifondazione (…) del centrodestra?
Siamo del gatto, signori. Poche balle.